Cultura

Da Gianna Nannini in trono alla trap: è il Concertone della…

  • Abbonati
  • Accedi
primo maggio Kitsch

Da Gianna Nannini in trono alla trap: è il Concertone della «riccanza»

Gianna Nannini «in trono» con le stampelle sul palco del Concertone del primo maggio (Ansa)
Gianna Nannini «in trono» con le stampelle sul palco del Concertone del primo maggio (Ansa)

Che sia un rituale stanco lo ripetiamo da qualche anno: nessuno è riuscito a rinnovarlo degnamente, né si è ancora trovato un rituale «altro» in grado di sostituirlo. Ma non è questo il problema. Il Concertone del Primo maggio, promosso da Cgil, Cisl e Uil a piazza San Giovanni Laterano, non è più l’unico evento di musica che festeggia la festa dei lavoratori: c’è anche l’1 maggio di Taranto, concerto con artisti di pari dignità, organizzato dal Movimento liberi e pensanti che vuole la chiusura dell’Ilva. Ma alla fine non è neanche questo il problema.
Il problema, alla luce di quello che ci ha consegnato ieri la diretta-fiume di Rai 3, è che il Concertone dell’unità sindacale di Roma si è in larga parte trasformato nell’opposto di sé stesso. L’evento è nato nel 1990 con Bob Geldof e i Litfiba ma se un ragazzo degli anni Novanta prendesse la Delorean di Ritorno al futuro e si autotrasportasse nel 2018 troverebbe la ragazzina prodigio di Non è la Rai a presentare, la rockeuse più celebre del Paese adagiata su uno sfavillante trono barocco che neanche Luigi XIV e un 25enne di Cinisello Balsamo griffato dalla testa ai piedi che, senza particolari doti canore tanto ci pensa l’autotune, canta: «Parla meno, pensa a farne molti, molti/ Quattro in mate ma ora faccio i conti, conti/ Apro conti, fra’, divento un conte, conte». Esaltando un principio di mobilità sociale che non è esattamente quello di Giuseppe Di Vittorio.

Carmen Consoli: «Emozionante vedere tanta gente riunita per la musica»

Concertone «a Sfera»
Partiamo da quest’ultimo. Si chiama Sfera Ebbasta, è coloratissimo e incarna il massimo esponente italiano di quella corrente di pensiero del rap che risponde al nome di trap. Roba nata negli anni Novanta in America che qui da noi sta esplodendo adesso, perché restiamo il popolo che traduceva i complessi beat inglesi con il fuso orario di qualche anno. Per carità: chi incassa ha sempre ragione e l’album di Sfera uscito a inizio anno con Universal, provocatoriamente intitolato Rockstar, rappresenta uno dei maggiori successi commerciali del 2018. Ma che ha a che fare con il Primo maggio uno che si vanta di avere «due Rolex sul palco» e rappa «Pusher sul mio iPhone/Pute sul mio iPad»? Cosa c’entrano con le battaglie contro la disparità di genere e l’etica del lavoro di Cgil, Cisl e Uil versi come «Due tipe nel letto e le altre due di là/ Gli amici selvaggi tutti dentro il privée»? La risposta è nulla e a suggerirla ci pensa il diretto interessato che, prima di lasciare il palco di San Giovanni, sfodera orgoglioso un dito medio che sa di ribellismo general generico al pubblico. In compenso il pubblico di San Giovanni dimostra di conoscere ogni verso delle composizioni del Nostro. Lo stesso uditorio che, a tratti, ha fischiato l’esibizione acustica di Carmen Consoli. Perché forse è proprio il pubblico del Concertone del primo maggio che non c’entra più nulla con il Concertone del primo maggio.

La Nannini in trono (barocco)
Veniamo alla rockeuse, sua maestà Gianna Nannini. Non avrà più i numeri dei tempi di Puzzle, ma è comunque un pezzo di storia della musica italiana. Si è di recente infortunata, sfoggia due vistose stampelle e per questo la fanno esibire seduta in trono. La trovata non è nuovissima: già Dave Grohl dei Foo Fighters, causa frattura alla gamba, tre anni fa cantò assiso in trono. Trovata poi ripresa, per motivi analoghi, da Axl Rose in occasione della reunion dei Guns ’n’ Roses. In entrambi i precedenti, tuttavia, si trattava di trono di chitarre, qualcosa di molto diverso dall’aureo kitsch che ha accolto la performance della Gianna nazionale. A conti fatti, sarebbe stato meglio se si fosse esibita in piedi poggiata su una sola stampella, come fece Gene Vincent con Be Bop a Lula. Ah, il rock delle origini. Ah, l’austerità!

Una curiosa festa dei lavoratori
Tirando le somme: Ambra Angiolini, nelle vesti di presentatrice, ha letto un pezzo di Furore di Steinbeck ma, alla luce di Inter-Juventus, veniva da pensare a ben altri furori. Sul palco con lei c’era Lodo dello Stato Sociale che ha fatto molto discutere per l’«attualizzazione» politica di Mi sono rotto il ca... Poi c’è scappato un «vaffa» da Francesca Michielin («Lo facciamo sempre nei live e anche qui ho voluto mantenere una sorta di voglia di sovversione», spiegherà) e forse un’eruttazione da parte di John De Leo. Come dire: più che la festa dei lavoratori in più di un punto è sembrata la festa della «riccanza».

© Riproduzione riservata