“Se si va a guardare l'ultima dozzina di vincitori del Campiello, si vedrà che il premio rispecchia l'umore del Paese: il prevalere della dimensione privata o di quella pubblica, i momenti in cui domina la paura o in cui si è portati ad avere fiducia, o ancora l'emergere di ansie sociali. Un giorno gli antropologi culturali riprenderanno i titoli del Campiello per capire l'Italia”: così Philippe Daverio, uno dei dieci giurati del riconoscimento organizzato dalla Confindustria del Veneto, si è espresso ieri a Milano, aggiungendo che l'attività della giuria è un po' quella di un Circolo Pickwick di bontemponi il cui primo piacere è quello d'incontrarsi per dibattere piacevolmente di temi e libri.
A Villa Necchi c'è stata la presentazione della 56esima edizione del premio, con l'assessore alla Cultura di Milano, Filippo del Corno, che ha fatto gli onori di casa ricordando come il capoluogo lombardo, “nominato lo scorso autunno Città creativa Unesco per la Letteratura” non può che essere dalla parte del libro e di una manifestazione che contribuisce alla sua diffusione. Ci si avvicina alla selezione della cinquina dei finalisti prevista il 25 maggio a Padova, a Palazzo Bo, cinquina che – ha sottolineato il presidente della Fondazione Campiello e della Confindustria del Veneto, Matteo Zoppas – “sarà protagonista in prima serata su Rai 5, il 15 settembre, in diretta dalla Fenice, a Venezia, dove sarà decretato il vincitore”. Dopo un mese esatto, il premiato andrà a Monaco, il 15 ottobre, a inaugurare la XVIII settimana della lingua italiana nel mondo intitolata “l'italiano e la rete, le reti per l'italiano”.
Il giornalista Giancarlo Leone ha condotto la presentazione cercando di strappare qualche indiscrezione sui potenziali cinque prescelti a Carlo Nordio, presidente della giuria dei letterati, il quale ha citato “umiltà e buon senso” quali doti irrinunciabili per un impegno del genere, “doti che non si apprendono all'università ma arrivano dalla cultura: più sai, e più sai di non sapere”, mentre Roberto Vecchioni, altro giurato, ha scherzato dicendo che “quest'anno siamo tutti divisi”.
C'è stato spazio anche per il Campiello Giovani, con gli emozionati autori lì presenti: Alma Di Bello (“Blackout”), Vincenzo Grasso (“Bestiario familiare”), Alessio Gregori (“Feromoni”), Lorenzo Nardean (“Natura morta”), Elettra Solignani (“Con i mattoni”).
Nel pubblico c'erano molti esponenti del mondo della cultura e dell'editoria – Inge Feltrinelli, Stefano Mauri, gli scrittori Giuseppe Lupo, Beatrice Masini, Alessandro Bertante, Gesuino Nemus, Carmen Pellegrino, agenti letterari ecc. – e a un certo punto Antonio Scurati (già premio Campiello con “Il sopravvissuto”, Bompiani) è intervenuto dicendo che “i tre riconoscimenti che contano sono il Viareggio, che non muove una copia, lo Strega, deciso dalle case editrici – ed essendoci un mega gruppo editoriale, fate i vostri i conti – e il Campiello”. Applausi scroscianti. In realtà è vero che in un anno come questo l'idea che il premio Strega possa essere vinto da una donna – e in pole potrebbero esserci Helena Janeczek, Lia Levi, Sandra Petrignani, tre autrici di case editrici medie – sembra essere probabile, per tante ragioni. Staremo a vedere, aspettando le cinquine.
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