Ben prima del fascinoso e torbido Blue Velvet, Isabella Rossellini, almeno per me, è stata la ragazza dell'Altra Domenica: quella che faceva le interviste, in un'epica disfida a chi esibiva le erre più mosce tra lei e Renzo Arbore. Adesso però la scopro etologa (neanche tanto dilettante a giudicare dai nomi dei suoi professori a Hunter College, New York), autrice di un delizioso libretto sugli animali che sono, a quanto sembra, i nostri comuni beniamini, le galline.
Il libro è edito per i tipi di Jaka Book, con le immagini di Patrice Casanova, un noto fotografo ritrattista, che qui è passato in scioltezza dalle Jennifer Lange e le Brooke Shields alle Sumatra e le Cocincina, con risultati, come ci si poteva aspettare data la venustà dei soggetti rappresentati, non meno pregevoli. Un po' come con i cavalli di Muybridge, le cui foto hanno rivelato che il galoppo volante non esiste - i cavalli non sollevano contemporaneamente tutte e quattro le zampe come si vede nei quadri di Géricault - così le foto di Patrice Casanova rivelano posture gallinesche che l'occhio umano non riesce a cogliere: zampe e colli che si attorcigliano in modi buffi e occhi che si muovono per proprio conto a destra e a sinistra…
Sapevo, per la verità, della passione di Isabella Rossellini per le galline, perché me ne aveva parlato un collega americano, Mark Hauber, docente fino a non molto tempo fa per l'appunto a Hunter College (adesso è in Illinois) che è un grande esperto e studioso del comportamento e delle uova degli uccelli, in particolare degli uccelli che sono parassiti dei nidi altrui (come il famoso cuculo).
Sull'argomento ha pubblicato un volume fotografico che riproduce a grandezza naturale le innumerevoli varietà e tinte delle uova dei volatili (The Book of Eggs: A Life-Size Guide to the Eggs of Six Hundred of the World's Bird Species, 2014, The University of Chicago Press).
Nel libro di Isabella Rossellini il lettore può scoprire che così come avviene per i cani ci sono molte e diversissime razze di galline: oltre alle già citate Sumatra e Cocincina, le Olandese Ciuffate, le Welsummer, le Campine, le Redcap, le Amburgo, le Wyandotte… (per non parlare della Padovana o della Polverara, che a quanto pare l'attrice non possiede, ma che da molti anni sono oggetto di un programma di conservazione delle razze avicole venete CO.VA presso l'Istituto di Istruzione Superiore Agraria Duca degli Abruzzi a Padova).
Con brevi testi ed efficaci disegni a tratto l'autrice illustra le differenti personalità associate agli esemplari delle varie razze (il tema dello studio della personalità negli animali, con le sue determinanti genetiche, epigenetiche e ambientali è in questo momento al centro degli interessi degli etologi).Non mancano nel libro descrizioni, stringatissime ma accurate, del processo di domesticazione, delle capacità cognitive e della vita sociale delle galline, anche queste accompagnate da divertenti disegni. Mi raccontava Mark Hauber che la scelta di una gallina come animale da compagnia sta diventando sempre più popolare negli Stati Uniti. Molte persone creative sembrano particolarmente attratte da questi animali (in Italia la fotografa-documentarista Silvia Amodio ha reso celebre sui social la sua Nina, una gallina di razza Serama). Immagino ciò sia in parte legato al moto di simpatia che si prova per chi è poco considerato e molto oppresso.
La cattiva considerazione di cui godono le galline sul piano intellettuale è però mal riposta: come tutti i volatili questi animali hanno un cervello poco voluminoso, per ridurne al minimo il peso, ma i neuroni al suo interno sono densamente impacchettati, meglio e più che nel cervello di una scimmia. Tra quelle domestiche la gallina è forse la specie più sfruttata e meno rispettata.
Avete idea di quante siano le galline oggi nel mondo? Circa 22 miliardi… Il rilievo che hanno questi numeri lo ha raccontato il giornalista scientifico Andrew Lawler, in un bel libro, Why did the chicken cross the world? Gerald Duckworth & Co Ltd, New York, 2005 (sfortunatamente non tradotto in italiano, ma speriamo che qualche editore ci legga e raccolga l'invito).
La scomparsa improvvisa, ad esempio a causa di un virus, dell'intera popolazione delle galline provocherebbe, ha fatto i conti Lawler, un'immane carestia: d'un sol colpo verrebbe meno la principale fonte di proteine per gli esseri umani: circa un terzo della carne consumata nel mondo più le uova. Posso immaginare che chi ha scelto una gallina come animale da compagnia non sia contento che venga menzionato questo aspetto. Ma mi sembra opportuno sottolinearlo perché, per cara che mi sia la gallina, Homo sapiens resta la mia specie preferita.
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Isabella Rossellini, Le mie galline e io, Jaca Book, Milano, pagg. 112, € 22
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