Andrea Mantegna e Giovanni Bellini erano cognati, amici e rivali, uniti da legami familiari ma soprattutto dal genio artistico.
La National Gallery ora invita a un confronto tra i diversi stili e il diverso approccio all'arte dei due pittori nella prima
mostra parallela mai dedicata a loro.
Mantegna, figlio di un falegname, era un talento precoce, un vero enfant prodige: un quadro in mostra nella prima sala, “San
Marco Evangelista”, dimostra di cosa fosse capace a 17 anni. Bellini invece era nato nella più celebre famiglia artistica
di Venezia, istruito dal padre Jacopo. Nel 1453 il poco più che ventenne Mantegna sposò Nicolosia, sorellastra di Giovanni,
creando un'alleanza artistico-familiare che sarebbe durata tutta la vita.
Nei primi sette anni di matrimonio, quando Bellini era a Venezia e Mantegna a Padova, i due artisti collaborarono da vicino.
I disegni sono spesso difficili da distinguere, ma quando la mostra affianca quadri con lo stesso tema e titolo le differenze
emergono con evidenza.
Entrambi reinventano l'iconografia del Cristo dolente, ma nella sua Crocefissione Mantegna usa prospettiva e anatomia per
comunicare il tormento subìto da Gesù, mentre Bellini invita a credere che la redenzione passa attraverso il dolore. Nella
presentazione di Cristo al tempio del 1454, dipinta da Mantegna per celebrare la nascita del primo figlio, l'artista ha inserito
un autoritratto e un ritratto della moglie ai lati della composizione. Bellini copia il quadro ma ne addolcisce il tono, rendendo
i volti più espressivi e la scena più emotiva.
Quando nel 1460 Mantegna diventò pittore di corte dei Gonzaga, trasferendosi a Mantova, i rapporti tra i due artisti si diradarono.
Mantegna l'intellettuale seguì il suo interesse per l'antica Roma e la mitologia, creando opere con una narrativa complessa,
ricche di dettagli architettonici e con un uso dinamico della prospettiva.
Bellini il paesaggista supremo, non lasciò mai Venezia e seguì la sua strada, creando atmosfera con la luce e il colore e
ampliando la composizione per dare più spazio al paesaggio, ispirato dagli artisti fiamminghi. Il pittore veneziano Marco
Boschini scrisse che Bellini aveva portato la primavera nell'arte, che senza di lui sarebbe rimasta per sempre invernale.
“Mantegna con il suo approccio intellettuale è stato il primo artista a elevare la pittura allo stesso rango della poesia
o della musica, - afferma Caroline Campbell, curator della mostra. – Il suo cognato veneziano Bellini invece ha usato il colore
e la luce per rendere il paesaggio un'armonica forma d'arte, parte integrante della narrativa.”
Le differenze di ispirazione e temperamento tra i due si riflettono nel loro stile. Mantegna aveva una straordinaria padronanza
della prospettiva: i suoi quadri sono sculture a due dimensioni, ricchi di dettagli architettonici. I suoi corpi sono marmo
mirabilmente scolpito, mentre i corpi di Bellini hanno una morbidezza tutta umana, sono di carne e ossa.
Entrambi erano artisti eclettici, che hanno sperimentato con tecniche diverse, il disegno, le stampe e le incisioni. Nei quadri
però Mantegna ha sempre usato la tempera all'uovo che crea un effetto opaco, mentre Bellini ha privilegiato la pittura a olio
che enfatizza la luminosità del quadro.
Le differenze sono evidenti in due ritratti della loro età matura. Il Cardinale Ludovico Trevisan di Mantegna appare come
il busto di un generale romano, con una toga bianca su sfondo nero, coronato d'alloro, rigido nella sua dignità. Nel suo Doge
Leonardo Loredan invece Bellini usa la luce e il colore per presentare un uomo che possiede tutto il prestigio del suo rango
ma dimostra anche una grande umanità, una serenità quasi celestiale enfatizzata dall'azzurro dello sfondo.
Dopo la morte di Mantegna, Bellini per la prima volta dipinse quadri mitologici, forse come omaggio postumo al cognato, forse perché mentre era in vita non voleva “invadere il suo territorio”, secondo la Campbell. In ogni caso, sottolinea, la mostra non vuole avere un vincitore: “Erano entrambi geni artistici, che sono stati nutriti, sostenuti e ispirati dalla loro cooperazione, dal rispetto reciproco e anche dalla rivalità artistica. Insieme hanno dato forma all'arte del Rinascimento.”
Mantegna and Bellini
Fino al 27 gennaio 2019
The National Gallery, Londra
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