“Sarebbe interessante fissare in modo fotografico, non gli stati di un dipinto, ma le sue metamorfosi. Forse si scoprirebbe attraverso quale strada un cervello si incammina verso la concretizzazione del suo sogno” diceva Pablo Picasso. Ed è intitolata “Picasso. Metamorfosi” la mostra allestita a Milano a Palazzo Reale, fino al prossimo 17 febbraio. Esposizione di punta della stagione autunnale milanese fa parte di un progetto internazionale “Picasso-Méditerranée”, che vuole evidenziare i legami dell'artista con le culture europee. Il grande maestro spagnolo torna così per la terza volta nel capoluogo lombardo - dopo i successi del 1953 e del 2012 - con 200 opere - tra lavori dello stesso Picasso e pezzi di arte antica - ceramiche, vasi, statue, placche votive, idoli e stele, con cui l'artista ha interagito e da cui è stato ispirato. Curata da Pascale Picard, scopo della mostra è “quello di spingere il pubblico verso un confronto prospettico, per mettere in evidenza i diversi elementi estetici e stilistici che caratterizzano le opere di Picasso”. L'esposizione è frutto di una lunga ricerca e “vuole dare al pubblico una nuova chiave di lettura del suo genio e della sua arte. Ma soprattutto è dedicata al rapporto che il grande artista spagnolo ha sviluppato, per tutta la sua lunga carriera, con il mito e l'antichità” ha sottolineato la Picard.
Il titolo della mostra, “Metamorfosi”' rimanda volutamente anche a Ovidio e al suo poema epico, che raccoglie e rielabora più di 250 miti greci, una sorta di “enciclopedia della mitologia classica”.
E Picasso ha fatto davvero ampio ricorso all'antichità, è stata per lui una sorta di laboratorio intimo. “Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro” Minotauro, 1937, Musée National Picasso, Parigi). Con queste parole Pablo Picasso spiegava la presenza del mostro mitologico nelle sue opere dal 1928 in poi, fino al 1973, anno della sua morte. In particolare, tra il 1933 e il 1935, Picasso si è particolarmente impegnato sul tema della minotauromachia, figura costante della sua ricerca, forse a significare l'eterna lotta tra istinto e razionalità. Lui stesso si rappresentava e si percepiva come una figura mitologica tra uomo e toro, tra mente e istinto, come un Minotauro appunto, figura archetipica che rappresentava la duplice natura dell'uomo, sempre teso a dominare l'indomabile passione per affermare il suo raziocinio.
La mostra è suddivisa in sei sezioni. La prima nel segno del Bacio, in cui sono messi a confronto i baci di Rodin (“Il bacio”, bronzo, Musée des Beaux-Arts de Lyon) e di Ingres (Studio per “Paolo e Francesca” (1819), Musée Ingres, Montauban) con quelli di Picasso, dove si evidenzia più tensione erotica (“Il bacio”, 1969, Musée National Picasso, Parigi).
Nella seconda sezione “Arianna tra Minotauro e Fauno”, troviamo gli esseri fantastici del repertorio mitologico cui spesso - come abbiamo già detto - si rifà la ricerca estetica di Picasso (Picasso, “Il Minotauro contempla una dormiente incisione su rame”, Collezione privata- e Picasso Nudo disteso, 1932, Musée National Picasso, Parigi).
Nella terza sezione si racconta l'artista spagnolo “alla fonte dell'Antico: il Louvre”. Picasso fu un assiduo frequentatore del grande museo parigino e si ispirò, per esempio, alle figure dei bassorilievi greci per il suo dipinto “Donna seduta”(Picasso, Donna seduta, 1920, Musée National Picasso, Parigi).
Nella quarta sezione intitolata “Il Louvre di Picasso: tra greci, etruschi e iberici” si mostra come l'artista visitando spesso il grande museo parigino avesse scoperto i periodi arcaici e la pittura dei vasi greci di epoca geometrica, così stilizzati da attirarne l'attenzione e i cui motivi a contorno delle figure lo avrebbero ispirato nel processo di elaborazione delle Demoiselles d'Avignon (Picasso “Piccolo nudo di spalle con le braccia alzate, studio per Les Demoiselles d'Avignon”, 1907, Musée National Picasso, Parigi).
La quinta sezione “Antropologia dell'arcaico” vede la ceramica - che Picasso scopre nel Dopoguerra - come grande protagonista. Il genio spagnolo sperimentò infatti la terracotta dipinta (Picasso “Porta fiori a forma d'anatra”, 1950-1951, Collezione privata - e Picasso Vaso con danzatrici o Baccanale, 1950, Collezione privata).
Nella sesta sezione infine, “l'Antichità delle metamorfosi”, si può ammirare la spettacolare scultura intitolata “La donna in giardino” (Picasso, (primavera 1930, Musée National Picasso, Parigi) volutamente dipinta di bianco come fosse marmo, ma in realtà in ferro saldato, che apre quest'ultima parte della mostra per introdurre le Metamorfosi di Ovidio di cui Picasso illustrò nel 1931 una celebre edizione, di cui Skirà riediterà la copia anastatica.
«Picasso. Metamorfosi» , Palazzo Reale, Milano, 18 ottobre–17 febbraio 2019.
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