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Altro che «romantic»: le canzoni italiane sono piene di passione

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Altro che «romantic»: le canzoni italiane sono piene di passione

Non c’è solo la musica, nel libro di Giulia Cavaliere: ci siamo noi. Noi che abbiamo passato i pomeriggi nei negozi di vinili, noi che abbiamo studiato attentamente le canzoni da duplicare sulle musicassette da regalare, noi che abbiamo telefonato alle radio per dedicare un brano a qualcuno, noi che abbiamo avuto il cuore a pezzi e ce lo siamo fatto ricomporre da qualche cantautore. «Romantic Italia - Di cosa parliamo quando cantiamo d’amore» (edito da Minimum Fax) è un libro su tutti noi.

Attraverso 80 canzoni italiane Giulia Cavaliere riesce a raccontare l’Italia e gli italiani: dai «Mariti in città» di Domenico Modugno del 1958 alla «Promiscuità» dei Thegiornalisti del 2014; dal «Mistero» di Enrico Ruggeri del 1993 alla «Presunta santità di Irene» di Dente del 2009; da «Estate» di Bruno Martino del 1983 a «Ma che freddo fa» di Nada del 1969.

Il risultato è tutt’altro che scontato: non ci sono solo «cuore, sole e amore», ma anche desiderio, sensualità, erotismo e un po’ di trasgressione: dal ménage à trois di «Pensiero stupendo» (cantata da Patty Pravo e scritta da Ivano Fossati) all’amore omosessuale della «Giulia che ti tocca, è Giulia che ti porta via da me» cantata da Antonello Venditti, dal tradimento dei Pooh in «Tanta voglia di lei» alla «Wanda» a cui Paolo Conte propone: «Scandalizziamo l’ambiente».

«Se nelle canzonette si sostituisse la parola amore con desiderio ci si avvicinerebbe molto di più alla realtà», aveva scritto Sylvia Plath. E - leggendo l’analisi dei brani scelti da Cavaliere in questo libro - sembra proprio così: le canzoni italiane che un tempo uscivano dai juke box e oggi stanno dentro un iPod raccontano, tra un ritornello e una strofa, la passionalità di una nazione intera, «l’eros che si fa parola», per dirla alla Franco Battiato.

Romantic Italia è un «lungo viaggio nell’amore raccontato e raccolto da chi ascolta - scrive l’autrice - un lungo tentativo di provare che sì, le canzoni d’amore possono spiegarci l’amore ovvero possono mostrarcene un frammento o una prospettiva». Proprio perché si tratta di una prospettiva, di un punto di vista, il libro di Giulia Cavaliere diventa un gioco: ognuno, leggendolo, può scoprire aneddoti curiosi sulla storia delle canzoni o indignarsi per l’assenza di altri brani.

Nessuna pretesa di compilare una enciclopedia della canzone d’amore italiana, nessuna ambizione di offrire «alcuna verità assoluta sul significato delle canzoni della vostra vita, perché la verità delle canzoni è personale, sempre parziale».

E forse anche perché - quando si tratta d’amore - «è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già».

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