Cultura

Palermo arabo-normanna, dalla matita ai colori in tre secoli

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mostra della fondazione unesco

Palermo arabo-normanna, dalla matita ai colori in tre secoli

Salvatore Marchesi, Interno della Zisa ante 1888, Palermo, Camera di Commercio di Palermo ed Enna
Salvatore Marchesi, Interno della Zisa ante 1888, Palermo, Camera di Commercio di Palermo ed Enna

Giovane, spesso ricco e aristocratico, arriva dall'Inghilterra o dalla Francia nella capitale di un'isola ancora poco conosciuta. Si trova di fronte colonne arabeggianti, cupole dai colori sgargianti, chiese che sembrano innesti, li trova bizzarri, ed è quasi istintivo disegnarli. È la fine del Settecento, a partire dall’Ottocento quelle illustrazioni diventano parte delle relazioni di viaggio dei giovani europei che formeranno il gusto di un continente e indicheranno una meta imprenscindibile: la Sicilia e Palermo sua capitale.

Illustrazioni che prima sono schizzi romantici e poi diventano documenti, la Cattedrale e la Zisa soprattutto, ma anche il Palazzo della Cuba e gli affreschi della Cappella Palatina «la più bella cosa che esiste al mondo, il più sorprendente gioiello religioso sognato dal pensiero umano ed eseguito da mani d’artista» scrisse Guy de Maupassant. Una ricerca in archivi e collezioni pubbliche e private, testi, tele, stampe e incisioni formano la mostra «Viaggio per immagini. Dal Gran Tour al riconoscimento Unesco» inaugurata da pochi giorni.

Mostra che celebra l’inserimento della Palermo arabo-normanna nella World Heritage List dell’Unesco nel 2015 e che è quasi un atto dovuto nell’anno di Palermo capitale della cultura italiana e un passaggio naturale in questi giorni di festival Le Vie dei Tesori. È anche un altro modo di celebrare il sincretismo caro al sindaco Orlando e al presidente della Fondazione Sicilia Raffaele Bonsignore padrone di casa a Villa Zito, ma vivo, immanente, visibile nella città così com’è anche oggi.

«Mostrare i monumenti arabo-normanni ieri e oggi significa muoversi nel sito, calarsi dall’alto e addentrarsi nei luoghi» dice Gianni Puglisi, presidente di fondazione Patrimonio Unesco Sicilia. Cambia, nei secoli, la prospettiva. Nella prima sezione i siti sono raccontati e raffigurati dai primi viaggiatori del Gran Tour, sono poi oggetto di restauro nell’Italia post unità - Santa Maria dell’Ammiraglio, San Giovanni degli Eremiti, San Cataldo - anche in questo periodo ritratti e fotografati da pittori e fotografi del tempo fra cui i fiorentini Alinari e Brogi e lo stabilimento romano Domenico Anderson, tutti a Palermo tra gli anni Venti e Trenta del Novecento.

Quadri e stampe che acquistano nuovo senso in una mostra così, davanti a cui non ci si soffermerebbe se fossero esposti in una galleria in mezzo a opere più famose. Soffermandosi invece si notano particolari interessanti di autori che non ritraggono solo i luoghi ma riproducono senza ansie creative e quindi fedelmente, uomini, nobildonne e viandanti del tempo.

Nella terza sezione della mostra si trova ritratto un Castello della Cuba con laghetto, è la visione ideale che testimonia un altro momento storico, il nazionalismo fra le due guerre del Novecento quando - inclinazione tipica del nazionalismo in qualsiasi epoca - non si vuole raccontare la realtà così com’è ma come si vorrebbe che fosse. E così della Cuba e della Zisa, sollazzo di re normanni, si dà una «una visione ideale». Infine oggi, i colori della Cappella Palatina che risplendono in video grazie all’antica convinvenza di tre culture figurative, islamica, bizantina e latina, il riconoscimento Unesco e «l’eccezionale valore universale» dei nove monumenti dell’itinerario arabo-normanno - sette a Palermo e due fuori città, le vicine cattedrali di Cefalù e Monreale.

«Viaggio per immagini. Dal Gran Tour al riconoscimento Unesco», fino al 13 gennaio a Villa Zito, Palermo

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