Prima la brutta notizia. Cure e misure farmacologiche preventive dell'Alzheimer non esistono. Le placche e tau sono presenti
nel cervello senza che, per tutta la vita, si manifesti il minimo danno cognitivo, per cui la loro diagnosi, precoce o tardiva,
con PET, risonanze ed altro, non serve a niente. Prevenzione e non cura, perché il cervello leso non si rimedia. Ecco ora
una seppure parziale buona notizia. La prevenzione generica disciplinata riduce il rischio della demenza del 30-50%: non lo
porta a zero, perché il fattore genetico della durata della funzionalità di neuroni e sinapsi non è modificabile.
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Ma almeno la prevenzione generica, cioè mangiare in maniera sana e fare una vita attiva, aiuta ad evitare una condizione che,
per l'ammalato e per i familiari, più orribile non potrebbe essere. A fare il punto sull'Alzheimer è un volume curato dal professor Vladmir Hachinski dell'Università di Ontario che si occupa di tutte le cause di demenza.
Il libro insiste a ragione sul rischio veramente enorme dell'ipertensione arteriosa a partire dall'età di mezzo: essa insorge
e decorre a lungo senza disturbi, fin quando non provoca disastri, di regola al cuore o al cervello. Dopo i 45 anni il controllo
regolare della pressione arteriosa in donne e uomini, che oggi ciascuno può fare a casa da sé, è importantissimo.
Altrettanto pericoloso perché spesso causa insulti cerebrali è il disturbo del ritmo del cuore della fibrillazione atriale.
Altre cause o concause di demenza sono il diabete, la dieta straricca di grassi (frequente nell'era del fast food), il sovrappeso,
specie come adiposità addominale, il tabagismo, l'alcolismo, l'insonnia, la depressione, la mancanza di vitamina B12. La sordità
dell'età avanzata facilita l'insorgenza della demenza, perché comporta spesso isolamento sociale e umiliazioni, che causano
depressione.
Esercizio fisico
Si raccomanda esercizio fisico, senza ginnastica acrobatica: passeggiate e semplici esercizi fisici più volte la settimana sono preziosi. Si raccomanda
poi l'impegno mentale, in seguito all'osservazione che la demenza in età avanzata è meno frequente in persone di medio-alto
livello culturale. Verosimilmente ciò non è dovuto alla ginnastica dei neuroni della mente, ma alla consapevolezza delle persone
colte dell'efficacia della prevenzione. L'impegno mentale adeguato al livello culturale è sempre un bene.
Altro punto sottolineato è il valore diagnostico determinante dell'analisi clinica, cioè dei dati cognitivi raccolti dal paziente
e dai familiari. Essi, e non i marcatori (risonanze, pet, esami del liquido cerebrospinale), che non dicono nulla, lasciano
percepire il passaggio da disturbi cognitivi normali dell'età avanzata alla demenza e la sua progressione. La cosiddetta e
propagandata diagnosi precoce della presenza di beta-amiloidi e tau nei cervelli di persone sane di mente dovrebbe essere
abbandonata a favore della diagnosi e terapia precoci delle malattie che favoriscono l'insorgere della demenza e della correzione
di fattori epigenetici ambientali. È iniziata, scrive uno degli autori di questa utilissima guida, una nuova era nella comprensione
di una delle sciagure del nostro tempo.
ajb@bluewin.ch
L'articolo completo di Arnaldo Benini dedicato al volume Treatable and Potentially Preventable Dementias (Cambridge University Press)
sarà pubblicato sulla Domenica del Sole 24 Ore dell'11 novembre
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