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Thegiornalisti cacio e pere: trionfo kitsch con alcuni lampi di trash

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la stroncatura

Thegiornalisti cacio e pere: trionfo kitsch con alcuni lampi di trash

Una volta l’indie italiano era Csi, Bluvertigo, Marlene Kuntz. Oggi il convento passa Thegiornalisti, trio col nome che è un calco di quello degli inglesi Editors e il cantante che è Tommaso Paradiso, paroliere piacione, ingombrante almeno quanto la sua barba. La critica s’è scappellata di fronte a Love, quinto album in studio, imprescindibile opera della maturità. L’avessero bollato come artigianato pop da fast food, ci saremmo girati dall’altra parte. Invece no: la patente d’artista gli dovevano dare al Paradiso. E come artista lo giudicheremo, a partire dall’ampollosa Ouverture sinfonica che manco i Moody Blues.

GUARDA IL VIDEO. Il singolo «New York» di Thegiornalisti

Sempre apprezzabile l’autoironia di un artista, un po’ meno la comicità involontaria. Quella di Controllo, per esempio: «C’è un delicato equilibrio da mantenere come il cacio/ come il cacio con le pere». Liriche memorabili, nonostante il grande assente: un contadino cui, appunto, non far sapere.

Scorrendo rapidi sull’evasione prêt-à-porter di New York e la collezione techno di luoghi comuni di Milano Roma, dopo la ballad pianistica furbetta Questa nostra stupida canzone d’amore («Sei la Nazionale del 2006» detto a una donna: ci piace vincere facile) e il maledettismo di provincia di Felicità puttana (massì, mettici la parolaccia ché fa figo), si arriva al climax dell’opera, Dr. House, lettera aperta al celebre personaggio Tv interpretato da Hugh Laurie. Trionfo kitsch con alcuni lampi di trash: «Forse cerco solo un padre/ L’ho trovato in te/ In Fantozzi, in Bud Spencer/ In Terence Hill, in Verdone/ In De Sica, in Leone/ In Morricone e Tarantino/ In Totò e Peppino». Chissà Peppino. Totò di sicuro avrebbe approcciato bene l’uomo chiamato Paradiso: ma mi faccia il piacere!

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