Non ha dubbio l’architetto Mario Botta: «Il teatro più bello è quello con la profondità scenica più performante». E se è vero che anche soltanto gli avanzamenti tecnologici necessitano di più spazio, una nuova sala prova ballo era ormai indispensabile per il Teatro scaligero, che proprio alle sapienti cure dell’architetto Botta - già protagonista dell’intervento conclusosi nel 2004 - si è affidato per la costruzione del nuovo edificio che sorgerà in via Verdi e che allungherà il palcoscenico fino a 70 metri dal boccascena. I lavori si concluderanno, senza interferire con la vita della Scala, nel 2022.
«Il teatro come un camaleonte si rinnova, ma attraverso la memoria conserva la sua unità» spiega Botta, ed è in grado di restituire «a chi qui a teatro continua a venire da 240 anni un sogno collettivo» che è poi il «nesso connettivo del nostro lavoro di architetti» ed è per questo che i nuovi teatri dicono ben poco, «perché mancano della memoria».
E proprio per celebrare la memoria di questo teatro unico si inaugura il 4 dicembre la mostra “La magnifica fabbrica – 240 anni del Teatro alla Scala da Piermarini a Botta” a cura di Fulvio Irace e Pierluigi Panza (fino al 30 aprile 2019), realizzata in collaborazione con Intesa Sanpaolo e grazie ai Partner Edison e Mapei.
Perché seppur nato e da sempre intestato al solo progettista Piermarini (che ne ebbe l’incarico dopo il gran rifiuto dell’architetto italiano dell'epoca, Luigi Vanvitelli, che disdegnò l'invito a progettare il nuovo teatro preferendo inviare a Milano il suo protetto, Giuseppe Piermarini), il teatro si è rinnovato continuamente con gli interventi, anche massicci, di Alessandro Sanquirico, di Luigi Lorenzo Secchi e di Botta. La storia della Scala si è dunque sempre intrecciata con quella della Città e del Paese, riflettendone i mutamenti sociali e le trasformazioni tecnologiche.
Scrisse proprio il Secchi, «nel periodo di tempo che corre tra il 1821 e il 1830, per opera diretta e per ideazione o ispirazione di Alessandro Sanquirico, architetto e scenografo, la grande sala del Piermarini subì consistenti rinnovamenti, tanto che fu cambiato lo stile e l’aspetto di tutta la sala, anche nell’illuminazione, che si era basata dapprima sull'uso di candele e poi di lampade a olio».
E la mostra attraverso opere, pannelli, video, immagini, fotografie e proiezioni documenta questa storia.
Nato come Teatro di palchettisti, sorto in pietra dopo l’incendio del Teatro di Corte, l’edificio del Piermarini ha accolto una società in costante evoluzione, riflettendone lo sviluppo: alle modifiche negli arredi e nelle decorazioni si sono aggiunti interventi strutturali che ne hanno fatto un palcoscenico sempre all’avanguardia anche dal punto di vista tecnico-architettonico, senza rinunciare alla conservazione di un capolavoro storico-architettonico che è ormai patrimonio di tutta l’umanità.
L’allestimento della mostra è di Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servetto, e occupa le sale della Biblioteca Livia Simoni al piano superiore
del Museo Teatrale, dedicate all’evoluzione storica della struttura del teatro, mentre il Ridotto dei palchi ospiterà la sezione
dedicata agli interventi più recenti firmati dall'architetto Botta e al completamento del suo progetto con la costruzione
del nuovo edificio di Via Verdi. Il catalogo della Mostra è realizzato da Treccani.
Ad aprire il percorso una parete con la presentazione della mostra e un video introduttivo di circa 5 minuti; l’esposizione prosegue al piano superiore, negli spazi della Biblioteca Livia Simoni, con il passaggio dalla sala video in cui sarà visibile il filmato principale di 17 minuti che presenta rari documenti sulla storia scaligera.
A partire dalla stanza attigua inizia il percorso vero e proprio, che procede in ordine cronologico dal 1776, anno dell’incendio del Regio Ducal Teatro, fino al Dopoguerra. Su 30 leggii sono riportate altrettante immagini storiche e attuali della Scala, che si animano a canone, con un focus di volta in volta differente. Al di sopra dei leggii, in dialogo con essi, un’ampia proiezione su uno schermo in forma di grande libro aperto.
Nel Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini è proposto l'ultimo capitolo della storia, il progetto dell’architetto Mario Botta che nel 2004 ha ridisegnato la funzione dell’edificio e il prossimo ampliamento previsto nel 2022, che arricchirà di una nuova torre il profilo del Teatro.
Al centro del Ridotto la splendida maquette in legno pregiato, realizzata da Ivan Kunz, riproduce con straordinaria minuzia costruttiva una sezione dell’edificio in scala 1:75, offrendo
la possibilità di entrare all’interno della struttura esplorandone da diversi punti di vista le trasformazioni architettoniche
e funzionali.
Il racconto della mostra non si limita però a ripercorrere le trasformazioni architettoniche del Teatro, ma esplora anche la sua integrazione nel tessuto urbano, e in particolare con l’evoluzione della piazza.
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