Con l’ocra del Tempio della “Concordia” che si staglia su un orizzonte chiuso dall’azzurro del mare nei colori del sole al tramonto, e gli altri Templi peripteri della Valle alle viste, fra i celebrati mandorli, alto sulla vallata il Teatro “ellenistico” di Agrigento è una di quelle scoperte che lasciano senza fiato. Un monumento dedicato a Dioniso, e ricercato da secoli, che in uno scenario di corrusca bellezza rasenta il sublime. In principio fu il ritrovamento di un muro della summa cavea ad aprire la via a uno scavo dagli esiti sorprendenti. L’archeologa Maria Concetta Parello, del Parco Archeologico e Paesaggistico della valle dei Templi di Agrigento, così ne riassume i contorni.
Il ritrovamento del teatro è frutto di un progetto che il Parco coordina e condivide con altri istituti di ricerca. Il lavoro riguarda tutta l’area pubblica civile, posta al centro della città antica e va avanti dal 2012, vi partecipano, insieme al Parco, l’Università di Catania, il Politecnico di Bari, l'Università Kore di Enna, l'Università del Molise, Cnr-Itabc. L’area del teatro è stata intercettata durante la fase della ricerca mirata alla definizione del limite Sud dell'area pubblica che nei secoli ha subito importanti trasformazioni. Analisi di carte e valutazioni di tipo geologico sono stati i primi passi che ci hanno portato verso l’individuazione del teatro, le analisi di tipo geognostico realizzate subito dopo l’intercettazione sul terreno della traccia a vista del muro ad andamento circolare hanno confermato l’esistenza dell’edificio teatrale.
A che epoca ritenete risalga la fondazione?
I dati stratigrafici recuperati in summa cavea ci dicono che il momento in cui il teatro assume un aspetto monumentale si
colloca tra la fine del III e gli inizi del II secolo aC. Altri indizi, ancora tutti da verificare, porterebbero ad ipotizzare
che vi sia stata una struttura di una fase precedente, ascrivibile ad un momento non ancora precisabile del IV secolo aC .
Il teatro “ellenistico” ha subito interventi di restauro dopo la seconda guerra punica ad opera dei romani?
La maggior parte delle evidenze oggi messe in luce sono riferibili ad un teatro che assume una forma monumentale sicuramente
dopo la seconda guerra punica. Questo dato si inserisce perfettamente nel clima generale di una Provincia Sicilia che, dopo
la crisi delle guerre di conquista, presenta segni importanti di rifioritura anche attraverso interventi di tipo monumentale
in alcune tra le città principali tra cui rientra certamente Agrigentum. Agli inizi del II secolo aC. infatti , oltre che
il teatro di Agrigentum, vengono costruiti i teatri di Segesta e di Solunto, che presentano forti somiglianze strutturali con il nostro teatro ,
anch'essi indicati come tracce di una rivitalizzazione di molti centri urbani conseguente al passaggio dell'isola sotto il
controllo romano. Tornando ad Agrigento, è abbastanza chiaro ormai che questa è una fase in cui la città vive un momento di ripresa, ce lo dicono le fonti e lo confermano
numerosi altri interventi edilizi sia in ambito privato sia in ambito pubblico.
Quali ipotizzate fossero le caratteristiche principali di questo teatro?
Si tratta di una struttura importante, con una cavea di circa 90 metri. Ad oggi però non possiamo ancora dire nulla su orchestra
e scena. I primi sedili rinvenuti, relativi alla parte alta della cavea, erano scivolati in basso rispetto alla loro posizione
originale probabilmente a causa della pesante spoliazione subita dal monumento, e dunque anche sulla cavea abbiamo ancora
da lavorare. Certamente l’imponenza del sistema delle fondazioni rinvenute nella parte alta del teatro e delle sostruzioni
che sostenevano l'edificio sul lato di sud-ovest lasciano supporre un edificio dalle dimensioni monumentali.
Quanti spettatori conteneva e quale era l'ampiezza del teatro?
La domanda è ancora troppo prematura, per i dati che abbiamo a disposizione.
Come descriverebbe lo scenario che si apriva al di sotto del teatro e oltre le scene (dai templi, alla città edificata e fino
al mare al tramonto)?
Il teatro di Agrigento occupa un luogo strategico nella pianta urbana, a margine dell'agorà è espressione dell' importante
fioritura dell'architettura pubblica nella Sicilia di fine III-inizi II sec. a. C. che porta alla realizzazione di complessi
monumentali dove intrattenimento collettivo, funzioni politiche e rappresentazione del potere si fondono in un paesaggio costruito
altamente scenografico. La vista verso la Valle ne alimenta la relazione con il passato di una città che aveva nel suo imponente
paesaggio sacro un fulcro identitario. La vista oltre la città apriva ad un orizzonte marino carico di suggestioni .
Quali sono le fonti scritte di riferimento?
Sul teatro purtroppo non abbiamo fonti antiche, il primo che ne parla è Tommaso Fazello, un colto monaco domenicano che ne parla nelle sue De Rebus Siculis Decades Duae, dato alle stampe nel 1558. Il monaco vede il teatro e lo descrive come un monumento che in origine doveva essere altissimo
ma che nel momento in cui egli lo visita era ridotto alle semplici fondamenta, ed in effetti nel teatro le tracce di spoliazione
sono evidentissime. Nella summa cavea abbiamo trovato le fosse di spoliazione che hanno interessato oltre che l'elevato anche
le fondazioni. Negli strati con cui hanno riempito le fosse abbiamo trovato materiali che si datano al XIII secolo, il che
conferma l' autenticità della notizia del Fazello ed il fatto che il processo di spoliazione del monumento fosse cominciato
molto presto.
Restano ancora da scavare l'orchestra e la scena, che ipotesi avete sulle stesse?
Al momento è davvero impossibile fare ipotesi. Non abbiamo alcun dato archeologico.
Quali sono stati i ritrovamenti più interessanti per far chiarezza sulla vostra attività di studio?
I ritrovamenti sono tanti ed interessanti da vari punti di vista, lo sono in primo luogo perché ci danno la possibilità di
datare le strutture, in altri casi perché raccontano storie… A questo proposito vorrei citare il deposito di materiali, quasi
tutti vasi per bere, destinati a grandi e piccini, che sono stati deposti quando è stato rinforzato un angolo particolarmente
vulnerabile della costruzione. Si tratta probabilmente di un deposito di fondazione, ovvero un gruppo di vasi e di altri oggetti
di tipo votivo consegnati alla terra per ingraziarsi il favore delle divinità a sostegno del monumento ed a protezione delle
sue criticità.
Guardando ai non lontani teatri di Siracusa e a quello di Taormina è possibile tracciare un confronto?
Tracciare un quadro sull’edilizia teatrale in Sicilia considerando i teatri di Siracusa e Taormina in confronto a quello di
Agrigento risulterebbe estremamente complesso, sia per la molteplicità delle problematiche archeologiche che ciascuno di questi
edifici porta con sé, spesso non risolte o irrisolvibili, sia per la difficoltà di sintetizzare temi che avrebbero bisogno
di spazi molto più ampi. L'unico dato che mi sentirei di dare è che il nostro teatro è tra i più grandi dell'isola, esattamente
dopo quelli di Siracusa e di Taormina.
Quali sono nella vostra azione di scavo le priorità ed eventuali fonti di preoccupazione ?
La priorità è indubbiamente quella di offrire ai visitatori del Parco la possibilità di godere della visita di un monumento
straordinario, sia per la storia che racconta sia per la posizione che occupa all'interno della Valle: una finestra su un
paesaggio dalla bellezza mozzafiato nel quale al verde ed all'argento del bosco di mandorli e ulivi segue il giallo dorato
degli edifici templari che si stagliano contro l'azzurro del Mediterraneo. È lo stesso paesaggio che J.W. Goethe descrive
nel suo Viaggio in Sicilia. (“...mai visto in tutta la mia vita uno splendore di primavera come stamattina al levar del sole... Dalla finestra vediamo
il vasto e dolce pendio dell'antica città tutto a giardini e vigneti, sotto il folto verde s'indovina appena qualche traccia
dei grandi e popolosi quartieri della città di un tempo. Soltanto all'estremità meridionale di questo pendio verdeggiante
e fiorito s'alza il tempio della Concordia, a oriente i pochi resti del Tempio di Giunone; ma dall'alto l'occhio non scorge
le rovine di altri templi... corre invece a sud verso il mare…”).
La preoccupazione, del tutto naturale, sarà quella di mantenere il monumento per come lo stiamo trovando, inserendolo nel
piano di manutenzione ordinaria del Parco .
Quanto ancora potranno durare gli scavi?
L'area è molto vasta e non sappiamo quali sorprese potrà riservarci la stratigrafia. Non è facile fare supposizioni . Anche
se oggi le tecniche di indagine non invasiva ci danno tantissime informazioni su ciò che si trova sottoterra, la consapevolezza
reale della complessità stratigrafica di uno scavo la si ha solo quando lo scavo lo si affronta direttamente. In ogni caso
la previsione più ottimista non può immaginare un tempo inferiore ai 15-18 mesi di attività sul terreno.
Chi li finanzia?
Le prime campagne di scavo sono state finanziate con fondi del Parco, che gode di autonomia finanziaria e che negli ultimi
anni , grazie all'aumento del numero dei visitatori e dunque degli incassi, è riuscito ad investire somme importanti nella
ricerca e non solo del teatro. La prossima campagna, che prevediamo lunga e importante, è già stata inserita tra gli interventi
da finanziare nell'ambito del programma “Patto per il Sud” ottenendo un finanziamento di circa due milioni di euro che serviranno
a proseguire lo scavo, concentrandoci soprattutto nella parte inferiore della cavea e nell' area dell'orchestra e della scena,
ed a realizzare i primi interventi per la fruizione.
Per i visitatori della Valle dei templi il consiglio è di non perdere l’occasione d’un affaccio sugli scavi in corso, passando per una visita alle catacombe, e guardando oltre la valle. Lo scenario è di quelli che non si dimenticano.
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