Nemici dell'alta velocità ferroviaria, che volete uccidere in culla la Torino-Lione, attenti al treno: il tempo, lento ma
inesorabile come un convoglio per pendolari, ha sempre fatto giustizia dei pregiudizi contro le ferrovie. Il fumo delle locomotive?
«Uccide gli uccelli e asfissia il bestiame nei prati»! Le scintille delle vaporiere? «Mettono fuoco ai raccolti»! Così alcuni
antesignani dei gilets jaunes seminavano zizzania nella Francia del 1836, che si apprestava a costruire la prima linea della
regione parigina, tra la capitale e Saint-Germain. Ma senza andare a ficcare il naso dai cugini francesi (pare che oggi sia
di moda attizzare l'odio nei confronti dei vicini europei), basta risalire alle sorgenti di alcune fobie ferroviarie tutte
italiote: «Le vibrazioni prodotte dal treno danneggiano l'intestino»! Strillava chi non vedeva di buon occhio l'inaugurazione
della Napoli-Portici del 1839. «Le mucche hanno paura e non producono più latte»! si lamentavano i contadini. E anche le Ferrovie
Nord Milano, nate nel 1877, ebbero seri problemi: alcuni paesi protestarono non solo per gli espropri dei terreni, ma anche
per il passaggio della strada ferrata presso i cimiteri: avrebbe mancato di rispetto ai morti. Rassegnatevi, sabotatori dell'alta
velocità: viaggiare in treno è tornato a essere uno dei tratti della modernità. I treni-proiettile sono la più bella novità
italiana degli ultimi 50 anni (per di più aperta alla concorrenza), le grandi infrastrutture muovono l'economia, supportano
l'industria e il commercio, riducono l'inquinamento, creano posti di lavoro. Certo, bisogna evitare la decadenza del trasporto
locale, ma per voi, nemici della Tav, il semaforo è rosso: siete sul binario morto della Storia.
(Modesto Michelangelo Scrofeo)
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