Propositi per il nuovo anno: diventare buoni. Basta con le stroncature, facciamo i bravi, facciamoci piacere qualcuno. Facciamoci
piacere Calcutta, visto che ne parlano tutti così bene, che è «uno dei migliori autori della nuova canzone italiana», che
Evergreen è in tutte le liste dei migliori dischi del 2018 di tutti i migliori critici su piazza. Fa niente che non è intonatissimo
ché manco Dylan lo era ma, al contrario di Dylan, Calcutta non vincerà mai il Nobel. Fa niente che si veste come Er Piotta
ma, al contrario der Piotta, Calcutta si atteggia da poeta maledetto. Fa niente che fa abuso di giro di do e la musica italiana
si salverà solo con una bella moratoria del giro di do. Fa niente che, dopo soli tre dischi, già si autocelebra con un concerto
autocelebrativo all'arena di Verona, celebrato nel film Tutti in piedi, modestamente parlando. Fa niente che la copertina
dell'ultimo album sembra quella di Pet Sounds versione Agro pontino. Fa niente che Paracetamolo ricorda un po' Run of the
Mill e i testi sacri uno li dovrebbe lasciare nelle sacre teche e venerare in silenzio. Vogliamo proprio farcelo piacere e
allora, umili, chiediamo aiuto a voi lettori: come si fa a prendere sul serio uno che canta: «Lo sai che la tachipirina 500
se ne prendi due diventa mille»? Sì, uno che grida: «Ué deficiente negli occhi ho una botte che perde». Uno che confida: «È
un sacco che non mi offendi e che non sputi allo specchio per lavarti la faccia». Sicuri non ci stia trollando? Lo chiamano
indie, ma per noi indie sono i Sonic Youth. Lo chiamano nuovo cantautorato, ma forse Calcutta è un genere a sé. È un cantautroll.
(Modesto Michelangelo Scrofeo)
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