Direbbe Forrest Gump, che se ci si comporta come una colonia della scienza, si è una colonia della scienza. Secondo un documento
della rivista Nature, arriverebbe anche da noi, come in India e Cina, una pubblicazione divulgativa online per dare visibilità
interna e internazionale alla comunità scientifica nazionale. Bene che si parli di scienza. Ci si chiede chi pagherà il prodotto.
Soldi pubblici, in origine dati per ricerca e formazione. Springer Nature fattura €1,64 mld e da tempo inventa nuove attività
commerciali pagate dalle comunità scientifiche. Domanda: perché Springer Nature e non Elsevier o De Groyter? Il documento
dice che solo Nature può offrire le garanzie di Nature, che è quello che si ascolta dai venditori ambulanti: «venghino signori,
solo qui trovate quelle che cercate!».
È stato fatto uno studio che dimostri che serve proprio quel prodotto? E un'indagine mercato? O un bando internazionale? Springer
Nature pubblica una rivista, Scientific Reports, dove è facile trovate della pseudoscienza, mescolata alla scienza. Nature
rimane un punto di riferimento, ma il marchio editoriale non è la stessa cosa. È più come un pifferaio magico che incanta
taluni scienziati. Autorevoli ricercatori giudicano inutile l'operazione, o un danno di immagine per la scienza italiana,
che paga, come nei paesi non sviluppati, per darsi un tono o sollevarsi il morale.La ricerca italiana ha tanti problemi, economici
e di fuga dei migliori. Non è un bel segnale di etica pubblica destinare in modo arbitrario a un editore internazionale denaro,
anche poco, proveniente da finanziamenti pubblici .
(Modesto Michelangelo Scrofeo)
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