Ho conosciuto Tullio Gregory nel novembre del 1968, appena laureato. Fu il mio maestro, Eugenio Garin, che lo stimava molto,
a propormi di concorrere a una borsa di studio del Lessico intellettuale europeo, che Gregory aveva appena fondato. In verità,
quando me lo propose io cercai di sottrarmi: mi era laureato sulla fortuna di Machiavelli nel Novecento e avrei dovuto preparare
un Lessico di Giordano Bruno, un autore che non amavo in modo particolare. Ma ricordo ancora l'argomento che Garin usò per
convincermi: se vuole diventare un bravo studioso deve scendere di alcuni secoli . È bene che lasci la fortuna di Machiavelli
e si metta a studiare Bruno. Cosa che in effetti feci: il Lessico di Giordano Bruno uscì infatti nel 1979.
Fu in quegli anni che cominciò una frequentazione, diventata poi una saldissima amicizia, con Tullio Gregory. E fu al Lessico
che io feci con lui una esperienza fondamentale per la mia formazione di studioso come aveva previsto Garin: fu lì che imparai
a capire fino in fondo l'importanza del testo, dei lemmi, delle parole di cui un‘opera è costituita, ad apprezzare il valore
delle varianti, degli strati attraverso cui essa si svolge. Una esperienza fondamentale, da ogni punto di vista.
Ma Gregory, per me come per tanti di noi, è stato importante anche per altri motivi: per l'importanza decisiva che attribuiva
alle istituzioni, all'impegno istituzionale. E anche qui ebbi la fortuna di vederlo all'opera, alla Enciclopedia Treccani
e alla Accademia dei Lincei: due grandi istituzioni con cui ebbe un legame profondissimo.
L’ULTIMO ARTICOLO DI GREGORY SUL SOLE 24 ORE
C'è però soprattutto un punto che resta del suo insegnamento: la moralità consiste nel lavoro fatto in modo serio, rigoroso, senza concessioni alle mode. Così inteso, è motivo di gioia, di felicità: e così è stato per lui fino alle ultime ore. Era un uomo severo, esigentissimo con sé e con gli altri, ma amava la vita in tutte le sue forme. Come dimostrano anche le sue collaborazioni al nostro giornale.
SUL DOMENICALE / Derelitto chi strapazza il soffritto
Michele Ciliberto è professore emerito titolare della cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea alla Scuola Normale superiore di Pisa e socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei
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