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Dossier Pape Satán, Aleppe

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    Dossier | N. 61 articoli Una più del diavolo: l'archivio di Mephisto Waltz

    Pape Satán, Aleppe

    Netflix, il formidabile distributore di film via internet, lunedì scorso ha pubblicizzato su intere pagine di quotidiani nazionali la nuova serie “Suburra” con due titolazioni agghiaccianti: la prima,

    “Pecunia vincit omnia”. Che all’adagio latino - “Amor omnia vincit” - sta ovviamente agli antipodi, come i fidanzatini delle vignette di Peynet rispetto a Satanasso. Omnia sta per tutto, come un dictat senza scampo, inno alla gioia per tamarri, fancazzisti, ossia per quel sottobosco “all'ombra di Roma” (così recita Netflix) o meglio, per i vari epigoni del “Prof. Dott. Guido Tersilli primario della Clinica Villa Celeste convenzionato con la Mutua” di Sordi, che ammorbano il nostro Paese.

    Hallelujah, canta il diavolo, fregandosi le mani di fronte a questo scempio, non ahimè per la massa di giovani disperati senza lavoro (al Sud oltre il 30%) per i quali la pecunia può suscitare una gran voglia di tagliare qualche curva, giusto per sopravvivere.

    Il secondo copyright recita: “Mors tua, Roma mea” (già “Mors tua, vita mea”) parafrasando la lotta spietata per l’esistenza, ben peggiore del “Homo homini lupus” di Plauto, dove il lupo per sopravvivere sbrana il più debole, com’è giusto che sia, ma solo in natura. Qui abbiamo un grande autogol della comunicazione, allineato al peggior menefreghismo e degrado etico: un pugno nello stomaco, cui non riusciamo ad abituarci, nonostante la pandemia di mauvais goût diffusa in ogni dove.

    D’altro canto, se anche uno dei più celebri musicisti viventi, Daniel Barenboim, viene ora contestato per bullying e humiliation dagli orchestrali della sua Staatskapelle di Berlino, cosa avrebbero dovuto fare contro Arturo Toscanini, che con stile da carrettiere, metà in dialetto parmigiano e metà in inglese, durante le prove con la New York Philharmonic, urlava frasi tipo: “Look at me, testa di c….!” a un clarinettista. Ormai non c’è più “religione”, Pape Satán, aleppe, come esclamava il dantesco Pluto nell’incipit del VII dell’Inferno.

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