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Cavalcaselle, il critico errante che l’italia ha dimenticato

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storia dell’arte

Cavalcaselle, il critico errante che l’italia ha dimenticato

Giovan Battista Cavalcaselle vede la luce duecento anni fa Legnago, pochi chilometri da Verona, la cittadina lungo l'Adige nota per avere dato i natali ad Antonio Salieri. La data di nascita del Cavalcaselle non è del tutto certa – c'è chi ipotizza il 1820 invece del 1819 – e forse nemmeno il luogo. Almeno stando a Donata Levi che ha scritto una accurata biografia su di lui, ormai purtroppo introvabile e pubblicata da Einaudi. Ma non esistono altre ipotesi valide. Di sicuro c'è che il Cavalcaselle incontra l'occasione della vita durante un viaggio in Germania nel 1847.

Abbandonata l'accademia di Venezia perché sentiva di non avere abbastanza talento come pittore – tra i numerosi studenti premiati in quel periodo non compare mai il suo nome – parte verso Nord per vedere da vicino le opere degli antichi maestri custodite nei musei tedeschi che nascono e si sviluppano in quegli anni. Spostandosi sulla diligenza postale da Hamm, Renania-Vestfalia, a Berlino, conosce Joseph Archer Crowe.
Cresciuto a Parigi, anche Crowe ha abbandonato l'apprendistato da pittore per dedicarsi allo studio dell'arte ed è in viaggio col padre, giornalista del “Daily News”. I due giovani comunicano in francese e s'incontrano di nuovo una mattina al museo senza essersi dati appuntamento. Ognuno prende una direzione diversa.

L'italiano va a sinistra, la zona della pittura italiana, e l'inglese a destra, la zona della pittura fiamminga. Il Cavalcaselle torna sui suoi passi e cerca di tirare a sé il Crowe. Ma il Crowe ha già trovato il politicco dell'Agnello mistico dei fratelli Van Eyck, la serie di pannelli che tornerà in Belgio come compensazione dei debiti di guerra dopo il primo conflitto mondiale, viene riportata in Germania da Hitler e restituita alla cattedrale di Gand dagli americani. L'ultima parte di questo tragico andirivieni del capolavoro la racconta George Clooney nel film “Monuments Men”. Il Cavalcaselle resta colpito dalla grandezza della pittura fiamminga.
Un paio d'anni dopo i loro destini s'incrociano di nuovo per caso in viaggio. Questa volta a Parigi, nella piazza di Notre Dame de Victoire, vicino al Palais Royal. Il Cavalcaselle è scappato dall'Italia. Dopo avere partecipato ai moti del 1848, ha perso la rendita con cui si manteneva e fa misera vita da esule. E' sfuggito a una condanna a morte da parte degli austriaci che lo hanno catturato a Piacenza. Il Crowe sta tornando a casa dal lavoro – scrive corrispondenze come il padre - e ci mette un po' a riconoscere l'amico in quell'uomo dalla barba ispida e con i capelli spettinati. Lo aiuta a trasferirsi a Londra e iniziano una lunga collaborazione che durerà tutta la vita nonostante i diversi spostamenti dell'inglese dovuti al lavoro giornalistico: Crimea, Germania, India... Abitano a Regent Street e scrivono insieme libri di storia dell'arte cominciando dai primitivi della pittura fiamminga per l'editore Murray, famoso per gli “Handbooks for Travellers”, prototipo delle guide turistiche. Crowe si occupa della stesura, mentre Cavalcaselle della parte più tecnica. L'italiano viaggia, riempie taccuini di schizzi e appunti sui quadri che vede da vicino diventando una sorta di travel agent dall'arte, l'incarnazione di un nuovo tipo di studioso e “conaisseur” che si forma un bagaglio attraverso l'osservazione diretta.
E' il critico errante, l'opposto del critico “letterato”, basato sull'erudizione documentale e il bello stile, che allora dominava, soprattutto in Italia. In Inghilterra, e più ancora in Germania, i tempi stavano cambiando e Cavalcaselle trova un terreno favorevole. In un breve periodo si fa una grande reputazione, in particolare nel campo delle attribuzioni, della conservazione e del restauro, denunciando lo scempio dei rifacimenti, che coprono le pitture originali fino a rovinarle del tutto. Se non si fosse trovato in ristrettezze, se non avesse perso tutto probabilmente non sarebbe mai diventato quello che è diventato.
Cavalcaselle e Crowe trovano editore grazie all'appoggio di due influenti personaggi: Charles Eastlake, direttore della National Gallery, e Austen Layard, che ha appena scoperto le rovine dell'antica Ninive, capitale del regno Assiro, sulla sponda sinistra del fiume Tigri, nell'attuale Iraq. Nel 2015 l'Isis, dopo avere conquistato Mosul, ha distrutto un tratto di mura. Ovviamente i Crowe - padre e figlio - sono ben introdotti nel mondo culturale londinese, ma anche il Cavalcaselle – oltre all'occhio assoluto – ha qualche aggancio. A Firenze è diventato amico del barone Seymour Kirkup, appassionato di occultismo e di arte che nel 1840 finanzia alcuni sondaggi nel palazzo del Bargello, durante i quali viene trovato un ritratto di Dante che secondo il Vasari è stato eseguito da Giotto. E' un Dante dal volto meno arcigno di quello raffigurato dopo la descrizione del Boccaccio e che corrisponde ai rilievi antropometrici eseguiti di recente sui resti. Ossessionato dalla figura dell'Alighieri, che evocava in sedute spiritiche, il barone Kirkup era in grande sintonia con il Cavalcaselle e resta in contatto con lui.

Nel 1852, su incarico di un tenore italiano, esule come lui a Londra, Cavalcaselle compie dei viaggi per esaminare lo stato dell'arte nelle collezioni pubbliche. Fa tappa a Parigi e Madrid, al Prado e al Louvre, a Bruges, Gand e Anversa, infine in Germania. Passa le giornate con il taccuino in mano. Visita soprattutto collezioni pubbliche, ma sicuramente avrà comprato qualche opera per il tenore. I suoi schizzi, le sue riproduzioni di quadri, non sono interessanti per la bellezza, ma per le fitte annotazioni sullo stile e la tecnica, che consentono di riconoscere la mano di un pittore e fare o smentire attribuzioni. A quel tempo non si andava ancora in giro con la macchina fotografica.

Pur collaborando con Crowe alla pubblicazione di “Early Flemish Painters”, lo studio sui primitivi fiamminghi, il Cavalcaselle continua a essere focalizzato sugli “Old Masters” italiani e dopo il Risorgimento torna a consumare le suole sulle strade della penisola. Un personaggio della sua levatura dovrebbe essere prezioso per uno stato appena nato che deve censire i beni artistici e fermare l'emorragia verso i musei e le collezioni private straniere, ma per entrare nell'amministrazione serve più avere amici che un buon curriculum. Il Cavalcaselle cerca di farseli e alla fine ottiene la nomina a ispettore presso il Bargello nel 1867 con uno stipendio di duemila lire annue. Il museo è appena stato aperto, nel palazzo dove, grazie al Kirkup, è stato scoperto il ritratto di Dante. Sembra un ciclo che si completa, la fine delle ristrettezze economiche, tanto che si sposa a Padova.
Ma il Bargello, con la sua raccolta di sculture, maioliche e arazzi, non è il museo adatto per il Cavalcaselle che passa tutto il tempo in una stanza a lavorare ai libri con Crowe e se lo interpellano si barrica dietro espressioni come “L'ispettore è un asino”. Unico momento luminoso la visita a Firenze dell'erede al trono di Prussia nel 1868. Quando gli viene presentato il principe riconosce il nome dello studioso italiano e lo vuole come guida per la città. Consideriamo che i libri pubblicati a Londra vengono apprezzati molto in Germania. Nel 1871 Cavalcaselle si trasferisce a Roma dove diventa ispettore generale presso la direzione per l'antichità e le belle arti. Si impegna soprattutto sul fronte della conservazione e del restauro, occupandosi in particolare di quello della basilica di Assisi. Formatosi nel Risorgimento, continua a battersi perché le opere d'arte restino in Italia e non vengano vendute. Anche se ogni tanto si concede qualche commercio nel vecchio giro di contatti inglesi.
Le pubblicazioni con Crowe continuano, arrivano le monografie su Tiziano e Raffaello. Ormai è il giornalista ad avere complessi nei confronti del critico perché gli studiosi comprano e recensiscono i loro testi trattando il Crowe solo come un divulgatore degli studi sul campo del Cavalcaselle.
Mentre si sposta in treno tra Firenze e Roma - linea ferroviaria che nasce dopo l'Unità d'Italia e prima era spezzettata e divisa dal confine – il Cavalcaselle si sente male e muore il giorno successivo nella capitale, una domenica 31 ottobre 1897. E' l'anno in cui Marconi brevetta la radio a Londra, nasce la Juventus e si tiene il primo congresso sionista, organizzato a Basilea da Teodor Herzl. La fotografia sta rendendo obsolete le pubblicazioni d'arte come quelle di Crowe & Cavalcaselle.
L'Ottocento si vede ormai dallo specchietto retrovisore delle prime automobili. Crowe, benché più giovane, muore nel castello di Gamburg, nel Baden-Württemberg,un anno prima dell'amico. Il lavoro del Cavalcaselle, per il carattere pionieristico e la mole enorme di materiale, resta un punto di riferimento. In Inghilterra “A New History of Painting in Italy: from the II to the XVI century” è stata appena ripubblicata da Forgotten Books in un unico volume che si può ordinare comodamente su Amazon.co.uk. In Italia si trovano solo vecchie edizioni e il Nostro è ampiamente dimenticato.

I ritratti di Cavalcaselle e Crowe – il primo riprodotto su un francobollo del 1997 per il centenario della nascita – riproducono i loro volti austeri e coperti di solenni barbe fin de siècle, mentre nessuna traccia resta delle loro fisionomie giovanili, quando viaggiavano e facevano progetti che sembravano solo sogni. Soprattutto per uno sradicato e irrequieto come il Cavalcaselle che viene descritto nei primi spostamenti come un vagabondo che viaggia a piedi, “a piccole giornate, da un paese all'altro, con l'involtino delle cose sue in ispalla infilato ad un bastone” (A. Pognisi).

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