Cultura

FEFF: Udine hub culturale della Via della Seta

  • Abbonati
  • Accedi
DAL 26 APRILE AL 4 MAGGIO IL FESTIVAL DEL CINEMA ASIATICO

FEFF: Udine hub culturale della Via della Seta

Yao Chen, superdiva del cinema cinese, in arrivo a Udine per il FEFF
Yao Chen, superdiva del cinema cinese, in arrivo a Udine per il FEFF

Dal 26 aprile al 4 maggio Udine diventa «hub» culturale della Via della Seta con quello che da tempo è diventato il principale festival del cinema asiatico in Europa. Il Far East Film Festival (FEFF) è giunto alla ventunesima edizione: 76 titoli in programma, di cui 51 in concorso, provenienti da 12 Paesi. Con tre anteprime mondiali, 12 internazionali e 18 europee (www.fareastfilm.com)

PERCHE' ANDARE A UDINE.

Per i ponti post-pasquali di quest'anno, vale davvero la pena prendere in considerazione una Udine che diventa temporaneamente la capitale dell'Asia in Europa. Non solo, quindi, perché la città offre molto ma resta ancora abbastanza sottostimata, di solito occasione per una breve visita sulla direttrice di altre mete. La città definita «pictoresque» da Hollywood Reporter offre storia e bellezze artistiche, e per di più si mangia bene e si beve meglio, a prezzi abbordabili. Il FEFF non è una manifestazione per fanatici cultori di film di nicchia: c'è anche questo, ma il Festival è a tutto campo e presenta, spesso in anteprima, pellicole che sono o diventano «blockbuster» nei Paesi di origine, rispecchiando cultura e gusti dei popoli dell’Oriente. «Direi che è un festival dove nel complesso vengono esasperate le sensazioni che la visione di un film ti porta - afferma il direttore tecnico e co-direttore artistico Thomas Bertacche – Risata per la commedia, paura per l'horror, emozione per il dramma e così via».

Dalla mattina a tarda notte tutti i giorni, insomma, ce n'è per tutti i gusti. In più, si può soddisfare la curiosità di vedere di persona alcuni dei protagonisti del cinema asiatico, da attori famosissimi (anche magari non da noi) a registi di grande talento. Infine, è tutta la città che si dà una connotazione asiatica, attraverso un centinaio di manifestazioni collaterali dove è difficile non trovare qualcosa che possa interessare: dall’omai tradizionale competizione di Cosplay in piazza a corsi di discipline orientali, da conferenze tematiche a una Pink Night (“20 sfumature di rosa”).

Anthony Wong: sarà premiato a Udine con il Gelso d’Oro alla carriera

GREATER CHINA – Non è escluso che arrivi a Udine il sottosegretario allo Sviluppo Economico Michele Geraci, l'uomo che dentro il governo ha promosso più di tutti la firma a Roma del recente memorandum per la Via della Seta tra Italia e Cina alla presenza del presidente Xi Jinping. Uno dei capitoli del memorandum riguarda i rapporti culturali e proprio il FEFF di Udine cercherà di dare contenuti concreti alla prospettiva di co-produzioni italo-cinesi. «Salvo in un caso, in effetti una vera coprogettualità non è ancora decollata – dice Sabrina Baracetti, direttrice artistica del FEFF – Abbiamo organizzato tre giorni dedicati all'industria. Dalla Cina verranno grandi produttori che hanno già fatto coproduzioni con gli Stati Uniti, che potranno discutere e interagire con esperti e operatori italiani e cinesi. Speriamo che possa essere l'occasione per porre le basi non solo per un flusso di opere cinematografiche nei rispettivi mercati, ma per dare il via a forme più strutturate di cooperazione bilaterale». Il segmento «project market» vedrà quindi una nuova sezione «Chinese Focus», mentre in tema specifico di Via della Seta, sarà proiettato e discusso un documentario realizzato da Pio d'Emilia per SKYTg24.

Tra gli ospiti di quest'anno, spicca Yao Chen, famosissima attrice che alcuni hanno soprannominato “l'Angelina Jolie della Cina” (ha 80 milioni di followers sui social media): è in concorso con il thriller sociale «Lost, Found», remake cinese del coreano «Missing», in anteprima europea. Da Hong Kong verrà una icona del cinema a ritirare il gelso d'Oro alla carriera: Anthony Wong, che era già venuto addirittura alla prima edizione del FEFF nel 1999. Se l'anno scorso, nelle proposte di cinema cinese, erano spiccati i film d'azione di tipo hollywoodiano (in cui gli eroi, ovviamente, erano cinesi impegnati in missioni internazionali: simbolo di una inedita presa di coscienza del ruolo internazionale della nuova e potente Cina), quest'anno sotto i riflettori andranno i problemi della società cinese. Ad esempio, quelli del sistema sanitario con la black comedy «Dying to Survive di Wen Muye, o della vita e opere border-line tra Shenzhen e Hong Kong con «The Crossing» di Bay Xue. Se certi spettacolari film dell'anno scorso finivano per giocare alla propaganda patriottica, insomma, quest'anno si potrà constatare che la censura non impedisce che i filmaker si focalizzino su alcuni problemi sociali anche gravi o su aspetti un tempo tabù, come il dramma familiare a tematica transgender «The Rib» di Zhang Wei. Un ritratto piuttosto crudo di Hong Kong, infine, arriva da “Three Husbands” di Fruit Chan.

COREA

Anche quest'anno il posto d'onore va al cinema coreano, che festeggia i cento anni di vita. Un cinema che da tempo ha strappato molti riconoscimenti internazionali e che, sia pure a tutto campo, si caratterizza più di altri per le tematiche sociopolitiche. Dovrebbe arrivare una superstar del cinema sudcoreano (gli ultimi dettagli sono in via di definizione). Ad aprire il FEFF 2019 sarà, venerdì 26 aprile, l'anteprima di «Birthday» (diretto dalla giovane Lee Jong-un e prodotto da Lee Chang-dong, quello di capolavori come “Potery” e “Burning”), connesso alla tragedia del traghetto Sewol che cinque anni fa sconvolse la nazione e contribuì indirettamente alla rovinosa caduta dell'Amministrazione dell'ex presidente Park. Racconta non la tragedia in sè come evento, ma il dolore di due genitori che hanno perso il figlio, specchio della sofferenza dell'intero Paese per un disastro che provocò oltre 300 vittime (a loro fu dedicato il FEFF del 2014): alla fine l'elaborazione del lutto diventa collettiva. «Ci sarà anche una retrospettiva del cinema coreano dei tempi della dittatura – evidenzia Bertacche – E' molto interessante riscontrare che, tra i filtri di una occhiuta censura, i personaggi del ‘cattivo' potevano dire cose che un ‘buono ‘ non avrebbe potuto mai dire. Così lo spettatore finisce per parteggiare per il ‘villain’». Il segmento «100 Years of Korean Cinema: I Choose Evil – Lawbreakers Under the Military Dictatorship» - otto film e una monografia, in collaborazione con il Korean Film Council e il Korean Film Archive – ci richiamerà all'anelito per la libertà politica, che tendiamo a dare per scontata come irreversibile. Il FEFF propone infine tre titoli del nuovo cinema coreano indipendente e molto creativo anche se a budget limitato: è un trend nuovo, dopo che le majors locali hanno subito qualche pesante colpo finanziario.

GIAPPONE

Tanto di cappello al FEFF, che l'anno scorso aveva puntato sull'anteprima inetrnazionale del film di zombie «One Cut of the Dead» di Shinichiro Ueda, che ha poi sbancato ai botteghini del Sol Levante. Anche quest'anno non resteranno certo delusi i numerosi fans del cinema giapponese (9 film) - spesso a tinte surreali o bizzarre come «Lying To Mom» di Katsumi Nojiri o «Jam» di Sabu – bencheé ci sia stata qualche difficoltà in più negli inviti a causa del passaggio dall'epoca Heisei alla nuova era Reiwa con l'ascesa del nuovo imperatore Naruhito il primo maggio: la Golden Week nipponica di vacanze primaverili, per la prima volta nella storia, dura ben 10 giorni e i prezzi degli aerei sono schizzati alle stelle. In prima mondiale il documentario di donne e sake «Kampai! Sake Sisters» di Mira Konishi; in evidenza il sorprendente «Melancholic» di Seiji Tanaka, e quello che si puo' considerare il congedo di Kirin Kiki: «Every Day a Good Day» di Tatsushi Omori. Un gradito ritorno è quello del regista di «Termae Romae» Hideki Takeuchi con la prima europea di «Fly Me to the Saitama». Protagonista della FEFF Night del 30 aprile al Padiglione 9 della Fiera di Udine sarà la dj giapponese Hito!, che, se pure veste in kimono, è una vera artista del suono «techno deep».

UNA CHICCA DI COPPIA

Da segnalare agli appassionati le 14 opere prime di giovani registi che concorrono per il Gelso Bianco: a volte indagano sullo stesso tema da angolazioni diverse, facendoci interrogare su differenti percezioni di tematiche analoghe a seconda dei “caratteri” nazionali. Un “gioco delle differenze” che non solo presenta il remake coreano dell’italiano «Perfetti sconosciuti» («Intimate Strangers» di JQ Lee), ma dà vita a una intera nuova sezione del FEFF: «The Odd Couples», in cui si confrontano quattro “strane coppie” di gemelli cinematografici in cui l'Oriente si confronta con il proprio “doppio” occidentale e viceversa: da «City on Fire» di Ringo Lam in coppia con «Le Iene» di Quentin Tarantino a «My Name Ain't Suzie» di Angie Chan a tu per tu con il ben noto «Il Mondo di Suzie Wong» di Richard Quine. Rivedere quest’ultimo film americano del 1960 e riascoltarne la colonna sonora rilanciata a suo tempo da una canzone di Nico Fidenco rappresenterà forse una operazione-nostalgia, ma farà anche misurare - a contrasto - le diminuite distanze tra noi e un Oriente che non è più tanto remoto anche se resta diverso e affascinante, avvicinato dalle varie direttrici della Via della Seta che si stanno materializzando non solo sotto l’aspetto delle infrastrutture di trasporto.

© Riproduzione riservata