“L'Ordine Nuovo. Rassegna settimanale di cultura socialista”, inizia le sue pubblicazioni l'1 maggio 1919 (l'ultimo numero
uscirà il 24 dicembre 1920, poi il settimanale diventerà quotidiano), a Torino, una città economicamente centrale nella società
italiana, ma che non è mai stata la capitale delle riviste di avanguardia. Quel ruolo era spettato a Firenze, secondo una
tradizione che in gran parte risaliva agli anni 20 del Risorgimento.
“L'Ordine Nuovo” è la prima volta di molte cose. È una rivista fatta da uomini di cultura che non sono letterati; ventenni
senza un nome di riferimento di un'altra generazione che garantisca per loro; tutti “immigrati” di prima generazione (non
uno di loro è nato a Torino). Gramsci, Tasca, Terracini, Togliatti sono persone che vengono dalla “provincia” e appartengono
a famiglie medie. Non hanno alcun timore della metropoli, molte curiosità, vogliono capire quel che sta accadendo nella grande
città industriale, ma anche quello che avviene nel mondo, lontano da Torino: a Berlino, a Parigi, a New York, a Mosca, a Budapest,
le capitali del disagio sociale, soprattutto giovanile, che vede protagonisti in gran parte loro coetanei. Insomma, un ‘espressione
della insofferenza post-bellica.
Tuttavia, “L'Ordine Nuovo” non è solo protesta, è anche studio della nuova realtà di fabbrica, è confronto e spesso diverbio
con ingegneri, personale tecnico dell'impresa. È passione per la letteratura americana (Walther Whitman appare spesso in quelle
pagine, dopo che per anni era scomparso) e per la letteratura francese (Anatole France, Henri Barbusse, Romain Rolland). John
Reed arriva in Italia per la prima volta su quelle pagine, così come Leonide Andreev, il letterato che descrive il dramma
della nevrosi di guerra, che è proposto negli stessi mesi anche da “Energie Nove”, la prima rivista diretta da Piero Gobetti.
“L'Ordine Nuovo” rimane nella memoria di tutti come la rivista che lancia i consigli di fabbrica, che crede di tradurre in lingua italiana il sogno dei soviet russi. In quella visione si consumerà la sua funzione e anche la spaccatura interna tra chi, con Gramsci, crede che i consigli siano il futuro e chi, con Angelo Tasca, crede che i consigli siano un'esperienza, ma che il punto di riferimento rimangono i sindacati. Quel settimanale durerà circa un anno e mezzo. Nel gennaio 1921 diventa uno degli organi del neonato Partito comunista. Per quei ventenni, si tratterà di diventare «grandi». Di fare le scelte definitive.
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