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Dossier «Les Misérables», grido d’allarme dalle banlieue

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Dossier | N. 18 articoli Festival di Cannes 2019

«Les Misérables», grido d’allarme dalle banlieue

«Les Misérables» di Ladj Ly
«Les Misérables» di Ladj Ly

Tempo di esordi al Festival di Cannes: tra i film presentati in concorso in questi primi giorni della kermesse francese, anche un'opera prima dal titolo importante, «Les Misérables» di Ladj Ly.
Non si tratta di una nuova trasposizione del capolavoro omonimo di Victor Hugo, ma di un film che racconta le condizioni attuali delle strade in cui era ambientato il romanzo del 1862.
È una pellicola sul conflitto tra la polizia e gli abitanti delle periferie francesi, protagonisti di scontri che rischiano spesso di trasformarsi in vere e proprie guerriglie urbane: un nuovo agente di nome Stéphane si renderà presto conto della tensione fortissima che si è sviluppata tra i vari gruppi del distretto in cui è stato chiamato a lavorare.
Riprendendo lo spunto di un suo cortometraggio del 2017, il regista francese firma un lungometraggio decisamente impegnato, che lancia un vero e proprio grido d'allarme sulle condizioni in cui versano quartieri come quello al centro del film.

«Les Misérables» di Ladj Ly

Dopo un incipit che racconta i festeggiamenti a Parigi per la vittoria della Francia agli ultimi mondiali di calcio, il film prosegue mostrando un paese (al contrario) molto spaccato, dove le differenze etniche e religiose continuano a essere motore di un odio feroce.
Diviso tra momenti più intensi e altri del tutto innocui, il film funziona a metà, anche a causa di qualche passaggio in cui si nota l'inesperienza del regista. Se le sequenze più dinamiche sono valide, i dialoghi e alcuni momenti più statici appaiono troppo costruiti a tavolino e non sempre del tutto credibili.
Non è un caso che le scene degli scontri siano quelle meglio girate e coinvolgenti: sono queste, infatti, ad interessare maggiormente un regista che, quando muove la macchina da presa in maniera libera e più concitata, dimostra notevole maturità per un esordiente.
Buona prova collettiva di un cast composto per la maggior parte da giovani attori non professionisti.

«La femme de mon frère» di Monia Chokri

Un'opera prima è anche quella che ha aperto la sezione Un Certain Regard: «La femme de mon frère» di Monia Chokri.
Già nota attrice canadese di origini tunisine, Monia Chokri (che molti ricorderanno per essere stata una delle protagoniste di «Les amours imaginaires» di Xavier Dolan) scrive e dirige una pellicola con al centro una donna che dovrà cambiare il suo modo di pensare (e, forse, tutta la sua vita) nel momento in cui il suo amato fratello, con cui ha un rapporto strettissimo, s'innamora perdutamente di una ragazza.

«La femme de mon frère» di Monia Chokri

Non è certo un tema semplice per un esordio, quello che vede protagonisti due fratelli, il cui legame potrebbe entrare in crisi a causa di una terza persona.
L'autrice dimostra coraggio in fase di sceneggiatura, ma il suo lavoro soffre di una certa ridondanza e la seconda parte cede alla distanza.
Va segnalata positivamente, però, la costruzione dei personaggi, credibili e ben scritti, oltre che interpretati efficacemente da un gruppo di attori che s'impegna nel modo giusto.

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