Qualcuno ha scritto che Nina Berberova fu la voce poetante della melanconica vita degli “emigrés” russi. Parigi, New York,
la carriera accademica alla Yale University e poi, dal 1963, a Princeton. Sarà. Tuttavia questa donna, morta nel 1993 a 92
anni, come poche ha saputo restituire atmosfere e orizzonti di un mondo svanito.
Si chiede nella sua autobiografia intitolata “Kursiv moj”, “Il corsivo è mio”: “Che ne facciamo della visione tragica della
vita in cui siamo stati educati?”. Si potrebbe rispondere con un'altra domanda. Ma forse lei, Nina Berberova, avrebbe preferito
il silenzio.
Del resto, proprio su tale scelta ha lasciato un ricordo magistrale: “Quell'uomo mi ha offerto, una sera, un bellissimo momento
di silenzio. Non lo dimenticherò tanto presto. E' uno dei miei ricordi migliori dell'anno. C'è chi serba il ricordo delle
sue conversazioni, io rammento quel silenzio”.
Già, il silenzio. Quante volte lo desideriamo al posto della musica da strapazzo che infesta ogni angolo della vita; e quante
volte l'abbiamo invocato tra i ritmi frenetici in cui è avvolta la nostra giornata. Non è facile trovarlo e, incontrandolo,
non è semplice conviverci. Non siamo abituati alla sua presenza, alle purezze che ci offre.
Nicoletta Polla-Mattiot accanto all'attività di giornalista lo studia come strumento di comunicazione. Ha cominciato oltre
trent'anni fa. Ha scritto libri, nel 2005 ha aperto il sito “ascoltareilsilenzio.org” e nel 2010 ha fondato (con Duccio Demetrio)
l'Accademia del silenzio. Ora ha pubblicato un libro, nel quale è raccolta una dozzina di contributi sull'argomento: “Esplorare il silenzio” (Enrico Damiani Editore, pp. 272, euro 14).
Pagine con cui si può meditare sull'eclisse della parola, non del senso (lo fa Giuseppe Maffei); oppure ecco sette brevi tesi
sul non detto nella narrativa (si deve a Raul Montanari); Nicoletta Polla-Mattiot nella prima parte si dedica a uso e usi
del silenzio, argomento che poi ha trattato in diverse sezioni dedicate all'emozione o al mistero o ad altro.
Nell'epilogo, intitolato “Di tacere in tacere: tre vie da esplorare”, Franca Parodi Scotti nota: “Il silenzio è una dimensione
dell'uomo, una condizione necessaria per rapportarsi con se stessi (con la propria coscienza: meditazione), con gli altri
(è il silenzio dell'ascolto), con Dio (la preghiera). E' questo forse l'aspetto del silenzio di cui si è detto di più: il
silenzio dei mistici, dell'ascesi, della clausura, l'ascolto di Dio”.
Insomma, c'è in noi e intorno a noi una dimensione che è possibile esplorare, appunto, grazie ai silenzi che riusciamo a scoprire.
In questo libro ci sono percorsi e suggerimenti utili. Ma è anche forse vero che ognuno può ritrovare un suo silenzio. Al
di là della celebre canzone di Simon e Garfunkel (“Sounds of Silence”), non dobbiamo dimenticare che la nostra vita nasce
dal silenzio e in essa è destinata a ritornare. Per convenzione questi due momenti si chiamano nascita e morte. Ma sono semplici
combinazioni del silenzio che ci avvolge.
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