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La voce di Camilleri rivive al cinema nella fiaba di Buzzati

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Servizio |«La famosa invasione degli Orsi in sicilia»

La voce di Camilleri rivive al cinema nella fiaba di Buzzati

«Dino Buzzati mi affascina per la sua forza visionaria, per la capacità di creare situazioni fuori dall’ordinario, innestando l’inspiegabile che dà essenza alla vita. Amo la sua malinconia e l’ironia aristocratica: crea i drammi e poi aggiunge una parolina con cui mette distacco».

Così Lorenzo Mattotti, racconta il suo film animato «La famosa invasione degli orsi in Sicilia», ispirato all’omonima novella di Dino Buzzati nei cinema da giovedì.

La pellicola narra la disperazione di Leonzio, il Grande Re degli orsi, per la scomparsa del figlio Tonio, avvenuta mentre padre e figlio pescavano nel fiume. Durante un inverno particolarmente rigido gli orsi cercano di smuovere Leonzio dallo stato di inedia causato dalla scomparsa del figlio, per andare a cercare cibo in pianura. Riescono nel loro intento, facendogli balenare la speranza di ritrovare Tonio.

Gli uomini però non vedono di buon occhio questa avventura: così solo un mago potrà aiutare gli orsi a convivere in pace con gli uomini.

«La forza di questa favola è quella di parlare di cose universali, mettendo insieme un lavoro che gode della forza delle nostre radici, usando leggende e rituali dell’iconografia mediterranea. Noi utilizziamo molto poco della nostra cultura visionaria; forse per paura o perché non vediamo la ricchezza che abbiamo alle spalle. Esiste un altro immaginario, oltre a quello americano e giapponese, da cui ci siamo fatti colonizzare».

Molti gli attori di peso prestatisi a dare voce ai personaggi. La voce di Leonzio è quella di Toni Servillo, quella di Gedeone di Antonio Albanese; nel ruolo di Salnitro c’è Corrado Guzzanti e in quello del Vecchio Orso, Andrea Camilleri.

«Camilleri mi conosceva e per fortuna amava il mio lavoro. Siamo riusciti a convincerlo, andando da lui, assicurandogli che gli avremmo rubato poco tempo. All’inizio era intimorito, ma poi quando ha iniziato a parlare si è divertito moltissimo. La sua presenza per noi è stata importante perché impersona il Vecchio Orso che racconta una storia. Sul versante francese la parte di Camilleri è interpretata da Jean-Claude Carrière».

A tessere la vicenda è un cantastorie siciliano assieme alla figlia Almerina, il cui nome è ispirato a quello della moglie di Buzzati. Figure che non c’erano nel racconto originale. «La parte più dura è stata quella del trattamento. Nel libro di Buzzati non ci sono personaggi femminili, molti collegamenti nel romanzo sono fantasiosi e gratuiti, moltissimi sono i rimandi ad altre storie. Volevo essere però il più possibile fedele allo scrittore mantenendo la stessa struttura del romanzo, cercando di dare la stessa gioia del raccontare. Abbiamo trovato l’idea del cantastorie, che ci ha permesso di uscire dalla trama, dando una linearità a questa storia complicata con un ritmo forte, senza perdere di fluidità».

A lavorare sul film per cinque anni, una équipe molto nutrita di disegnatori. «Ho cercato di fare il mastro della cattedrale. Mi ha aiutato molto l’idea che non si trattasse di una mia storia, per questo sono riuscito a tenere lo sguardo di un ingegnere che veglia su ciascuno dei costruttori, come se ognuno elevasse una guglia. Nella squadra regnava la stessa atmosfera di un convento, mi sentivo il padre rettore di tanti frati. Non volevo che avesse il mio stile, ma precisione e nitidezza che non sono esattamente il mio tratto».

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