Più che di Canaletto, questa mostra, curata da Alberto Craievich, concepita con un taglio antologico, è una celebrazione del Settecento veneziano. Suddivisa per temi e generi, immune da svolazzi promozionali, ha il merito di mantenersi su di un livello qualitativo elevato, con numerosi vertici: i disegni di Luca Carlevarijs che rappresentano una Galera e un Burchiello; quelli di figura di Sebastiano Ricci e Antonio Pellegrini; lo stupefacente dipinto di Canaletto, proveniente dalla National Gallery di Londra, con la Chiesa e la Scuola della Carità viste dal laboratorio di marmi di San Vidal, dove le architetture assumono una consistenza ottica adamantina grazie alla perfetta distribuzione di luci e ombre; la Veduta del Canal Grande da San Vio del medesimo Canaletto - il quale pur non essendo l'unico protagonista costituisce il fulcro del percorso-, che sbalordisce per l'oggettiva descrizione di ogni elemento e l'atmosfera pacata, silenziosa e quasi elegiaca. In un'altra grande tela del museo di Boston l'occhio del pittore abbraccia gli edifici prospicienti il bacino di San Marco, che conservano ancora la loro immutata bellezza.
Disegni
Tra i disegni, i due fogli di Giovan Battista Tiepolo del British Museum documentano soggetti apparentemente “minori”, quali
le Scuderie di villa Valmarana e il Muro di un rustico, resi nella loro modernissima essenzialità, con accento poetico, mentre
lo splendido disegno a penna, inchiostro e guazzo di Canaletto di Washington, conferma sulla carta le virtù cromatiche della
pittura canalettiana. Il Bucintoro a San Nicolò del Lido nel giorno dell'Ascensione è un capolavoro a mio avviso ineguagliato
di Francesco Guardi, per la capacità dell'autore di interpretare con una pennellata liberissima e mossa, il clima festoso
della solennità dell'Ascensione. La Veduta dell'isola di San Michele dalle Fondamenta Nuove dello stesso Guardi, proveniente
da Oxford, nella tersa trasparenza dell'aria e la purezza delle sagome delle figure, è, per rigore, una specie di eccezione
all'interno del folto catalogo del pittore. I paesaggi arcadici di Giuseppe Zais attestano come costui, quando vuole, sa superare
il limite della mediocrità. La serie dei fogli a carboncino di Giambattista Piazzetta sono quanto di meglio il pittore abbia
prodotto nel campo della grafica. La campionatura di bozzetti e modelletti di destinazione privata delle sculture di marmo,
terracotta e porcellana di Morlaiter, Torretti e Corradini invita a un itinerario in giro per Venezia, volto alla conoscenza
de visu della loro produzione in grande. Le porcellane di Vezzi e Cozzi soddisfano appieno la aspetttive di chi le apprezza.
Nell'ampia sintesi sull'arte veneziana del Settecento che si spalanca davanti al visitatore, ci si soffermi su due eloquenti
esempi di confronto. Il primo riguarda la tela con il Ritorno del Bucintoro nel giorno dell'Ascensione di Canaletto, messo a fianco della copia di suo nipote Bernardo Bellotto, che negli anni di formazione s'era esercitato sui prototipi dell'illustre
zio. Queste due Vedute di autori imparentati ma diversi consentono di cogliere le sostanziali differenze di concezione cromatica
e luminosa che li distanziano all'inizio, al di là della testuale ripetizione tematica: più freddo Canaletto, più denso Bellotto.
Il secondo esempio concerne il rapporto, un po' meno palese del precedente, fra la Veduta delle Rovine di Pirna di Bellotto
e le incisioni di Giambattista Piranesi che raffigurano le Terme antoniane e le Terme di Tito a Roma. Vi si nota una corrispondenza
non soltanto figurativa, bensì poetica, tra il realistico e il visionario, che ci permette di constatare che ci troviamo dinanzi
a due sommi: un pittore di straordinaria bravura, e un genio eclettico.
Canaletto e Venezia
Venezia, Palazzo Ducale
fino al 9 giugno. Catalogo Muve
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