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Anthropocene, immagini strepitose per il grido di dolore della Terra

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mostra fotografica

Anthropocene, immagini strepitose per il grido di dolore della Terra

Edward Burtynsky, Uralkali Potash Mine #4, Berezniki, Russia 2017, photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto
Edward Burtynsky, Uralkali Potash Mine #4, Berezniki, Russia 2017, photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Le Cave di Carrara con la loro mole immensa di tagli, bagliori e venaggi monumentali hanno un’attrazione da greco sublime, che va oltre il michelangiolesco indiscusso fascino: impossibile non restare attoniti e rapiti davanti a tali forme, che pure sono di devastazione delle Alpi Apuane.

Dare forma estetica alle prove accumulatesi negli strati geologici dell’impatto umano sul pianeta è la mission del trio - composto dal fotografo Edward Burtynsky, e dai registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier - che alla Fondazione Mast di Bologna sono protagonisti della toccante e meravigliosa mostra multidisciplinare Anthropocene.

Tra le luminose sale del Mast prendono letteralmente vita - nel loro essere multimediali - immagini spettacolari dal contenuto spesso scioccante, in grado di documentare l'ormai indelebile impronta umana sulla terra: dalle barriere frangiflutti edificate sul 60% delle coste cinesi alle ciclopiche macchine costruite in Germania, passando per le psichedeliche miniere di potassio nei monti Urali in Russia fino alla devastazione della Grande barriera corallina australiana, dalle surreali vasche di evaporazione del litio nel Deserto di Atacama alle cave di marmo di Carrara e ad una delle più grandi discariche del mondo a Dandora, in Kenya. E ancora, le deforestazioni selvagge e lo sterminio di specie in via d’estinzione o già estinte.

Il titolo dell’esposizone Anthropocene, nel suo indicare l’epoca geologica attuale - anche se il termine non è pienamente condiviso da una parte della comunità scientifica - è già di per sé evocativo dei cambiamenti imposti al nostro pianeta, resi oggi incredibilmente attuali dalle polemiche sul Climate change, che hanno nel presidente americano Donald Trump il campione del negazionismo più temibile. Perché disastri climatici con responsabilità umane a parte, il grido di dolore della Terra va ad essere soffocato oltre che dai gas micidiali, plastiche e e veleni d’ogni sorta da un pericolo più che tangibile: il sovraffollamento terrestre, con una popolazione di ormai ben oltre 7 miliardi di esseri umani.

Il progetto Anthropocene ha debuttato in Canada a settembre 2018 con il film “Anthropocene: The Human Epoch” proiettato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival e con la mostra allestita in contemporanea all'Art Gallery of Ontario di Toronto e alla National Gallery of Canada di Ottawa - organizzata in partnership con la Fondazione MAST - e arriva per la prima volta in Europa, al MAST dal 16 maggio al 22 settembre.


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