Fu Leone IV nel IX secolo a ordinare la costruzione di mura intorno alla basilica vaticana. Ben tre chilometri, con quarantaquattro
torri, alla cui costruzione furono utilizzati anche dei saraceni fatti schiavi dopo la battaglia di Ostia dell'anno 849. Quelle
che ora sono genericamente dette Mura Leonine furono rafforzate dagli interventi di altri papi.
Dopo il periodo avignonese e soprattutto tra il XVI e il XVII secolo i pontefici Paolo III, Pio IV, Pio V e Urbano VIII, per
aumentare la sicurezza della basilica di San Pietro e il colle Vaticano, aggiunsero ulteriori difese a quelle già esistenti,
formando così un'unica fortificazione. Le mura intorno alla Santa Sede furono comunque continuamente restaurate, ampliate
e rafforzate. I lavori proseguirono sino a non molti decenni fa.
Se la Città del Vaticano potrebbe ricordare anche una fortezza, l'Italia ne è la patria; anzi a tali costruzioni si dovrebbero aggiungere rocche, cittadelle, bastioni e altre architetture
da difesa. La sua storia l'ha quasi costretta, giacché nel Belpaese le fazioni non sono mai venute meno e, con esse, lotte
e ragioni di protezione, oltre a invasioni o guerre.
Per questo e per simili ragioni aiuta a meglio conoscere l'Italia il libro di Paola Bianchi “Andare per fortezze e cittadelle” (il Mulino, pp. 144, euro 12). Si tratta di un viaggio tra questi simboli di potere e, al tempo stesso, testimonianze e manifestazioni
di cultura.
L'autrice ricorda che ha scelto forti, fortezze e rocche “come teatri di vicende significative per tracciare fasi salienti
della storia italiana”. Il suo percorso comincia con il tempo degli architetti-ingegneri (i casi del forte di San Leo o del
castello Sforzesco di Milano), per poi proseguire con le guerre cinquecentesche e con l'Italia spagnola (è, tra l'altro, ricordato
Castel dell'Ovo di Napoli).
Si trovano in seguito i presidi sul mare (non va dimenticata Malta, prima che diventasse inglese, fortezza dei monaci guerrieri)
e le mille difese che furono erette contro i pirati. Inoltre, anche eroi come Pietro Micca, che sacrificò la propria vita
durante l'assedio francese, lega il suo nome alla cittadella di Torino, che era una fortezza pentagonale sabauda (vale la
pena ricordare che la vedova, dopo che Pietro si fece saltare con le polveri, ottenne un vitalizio di due pani al giorno e
si risposò con un disertore).
Ci sono anche le città fortificate del Risorgimento, tra cui il libro ricorda la borbonica Gaeta e l'austrica (allora) Peschiera,
parte del Quadrilatero dell'Imperial Regio Governo. Il libro di Paola Bianchi chiude con il bunker Soratte, che è storia dei
nostri giorni.
Vale la pena ricordare che questo genere di costruzioni permea anche la letteratura italiana. “Dalle scene dell''Orlando Furioso'
alla Fortezza Bastiani del ‘Deserto dei Tartari' - scrive l'autrice – tanti luoghi del nostri immaginario hanno attinto a
costruzioni concrete, a strutture cresciute a vista d'occhio dall'autunno del Medioevo ai secoli successivi”.
© Riproduzione riservata