Valeria Valeri, attrice e doppiatrice italiana, si è spenta il 10 giugno a Roma a un passo dal raggiungere il secolo. Nata a Roma 98 anni fa, in realtà si chiamava Valeria Tulli e fu interprete televisiva e cinematografica, ma soprattutto attrice
di palcoscenico, di quelle che hanno fatto la storia del teatro nel Dopoguerra, quando l’Italia usciva dal provincialismo
fascista. Tra le quinte alternò con la stessa nobiltà e professionalità il registro drammatico e quello della commedia.
Tra i testi fondamentali della rinascita teatrale italiana c’era “L’albergo dei poveri di Gorkij”, con il quale si inaugurò,
nel 1947, la prima stagione di quello che sarebbe divenuto uno dei teatri più importanti d’Europa , il Piccolo Teatro di Milano.
Valeria Valeri ci arrivò qualche anno dopo, recitando nel 1950 e nel 1951 con Gino Cervi e Andreina Pagnani, rileggendo poi
anche Shakespeare in chiave di critica al potere, come ne “Il mercante di Venezia”, in cui la penosa condizione sociale di
Shylock, usuraio ebreo, è vista nella prospettiva di un appello alla tolleranza e non in quella antisemita.
Era la stagione anche della scoperta e riscoperta dei drammaturghi italiani nuovi e dimenticati. Ed in effetti la svolta per Valeri fu quando, nel 1955, entrò a far parte della Compagnia del Teatro Stabile di Genova, recitando, oltre ai testi di Giraudoux, Cechov, Dostoevskij, quelli di Bertolazzi (“La Gibigianna”) – per continuare il parallelo con la scena milanese, “El nost Milan” di Bertolazzi fu un grandissimo successo al Piccolo Teatro - , Diego Fabbri e Marco Praga (“La moglie ideale”).
Tre anni dopo l’attrice divenne uno dei pilastri della celebre Compagnia Attori Associati, accanto a Ivo Garrani, Giancarlo
Sbragia ed Enrico Maria Salerno, con cui recitò nel 1960 nello spettacolo “Sacco e Vanzetti”, dove era la moglie di Sacco. Da lì iniziò una relazione sentimentale con Salerno, che non si formalizzò mai nel matrimonio, ma da cui ebbero una figlia.
Nel 1963 ritornò a Genova per recitare assieme ad Alberto Lupo ne “La vita è sogno” di Pedro Calderón de la Barca, “Baciami
Alfredo” di Carlo Terron e “Alfa Beta” di E. A. Whitehead.
Sono gli anni in cui Valeri tenta il cinema, senza mai però avere il riscontro del palcoscenico. Compare in ruoli secondari e persino in un film del terrore diretto da Mario Bava nel 1966, “Operazione paura”, ma in quello stesso anno recitò insieme con il compagno di vita, Enrico Maria Salerno, in un film importante di Florestano Vancini, “Le stagioni del nostro amore”.
Ebbe qualche fortuna maggiore nella televisione. Nel 1964 fu la madre apprensiva e ansiosa di Giannino Stoppani, interpretato da Rita Pavone, nello sceneggiato musicale “Il giornalino di Gian Burrasca”. Nel biennio 1968-1969 lavorò nela serie “La famiglia Benvenuti” diretta da Alfredo Giannetti, ancora accanto a Enrico Maria Salerno. In televisione tornerà con Salerno nel film “Disperatamente Giulia” (1990), tratto dal best seller di Sveva Casati Modignani e diretto dallo stesso Salerno. In “Un posto al sole” è Agnese Cozzolino, la madre di Giulia Poggi. Nel 2008 recita al fianco dei ragazzi di Amici di Maria De Filippi, nel musical “Portamitanterose.it” e nella primavera del 2014 accanto a Lino Banfi e Milena Vukotic per la nona stagione di “Un medico in famiglia”.
Il suo destino era comunque il teatro per cui rinuncia alla carriera radiofonica alla Rai, dove a 22 anni vince il concorso
per annunciatrice, aggiudicandosi il secondo posto. Ricorderemo la sua voce nel doppiaggio di Natalie Wood ne “La grande corsa” e Maggie Smith in “Invito a cena con delitto”
e poi in serie televisive molto popolari come “Capitol” e “Beautiful”.
Il successo teatrale si realizza però alla fine degli anni ’60 e i primi anni ’70, quando le sue interpretazioni virano verso la commedia. Ottiene i maggiori successi in coppia con Alberto Lionello nelle commedie “Occupati di Amelia!” di Georges Feydeau e “L’anatra all’arancia” di William Douglas-Home. Prosegue su quel binario alla fine degli anni Settanta con Gino Bramieri ed Enrico Vaime anche su testi goldoniani, rivisitati allora in tema di riscoperta della loro perfetta e completa struttura drammaturgica.
Negli anni Ottanta si unisce artisticamente a Paolo Ferrari, in testi come “Fiore di cactus” di Barillet e Gredy, “Vuoti a rendere” di Maurizio Costanzo (1986), che è tornata a interpretare sempre con Paolo Ferrari all’età di 85 anni. Porta in tournée per tre anni con la figlia Chiara, “Sinceramente bugiardi” di Alan Ayckbourn (1987), “Senti chi parla” di Derek Benfield (1989) e “Gin Game” di Donald Lee Coburn (1990), che ripropone nel gennaio 2012, in un nuovo allestimento diretto da Francesco Macedonio. Nel 1991 aveva ritrovato Giancarlo Sbragia ne “Il diario di una cameriera” di Octave Mirbeau.
Instancabile calcò le scene fino al 2016 in “Love letters” accanto a Giancarlo Zanetti.
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