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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2010 alle ore 10:24.

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A ciò si aggiunge il valore delle istruttorie di accompagnamento per l'inclusione lavorativa e sociale dei beneficiari, «dove il ruolo degli enti - afferma Olivero - può davvero rivelarsi decisivo». Per questo «si stanno valutando alcuni progetti-pilota, da utilizzare poi come prassi di riferimento».

La posta in gioco, tuttavia, è ancora più alta: «Il credito al consumo è buona cosa – dichiara Stefano Zamagni, presidente dell'Agenzia per le Onlus – ma è un aspetto ancora marginale, che non risolve la questione di fondo: nel nostro paese serve credito agli investimenti, per far decollare l'economia civile». Per questo le aspettative maggiori sono legate alla riforma del Libro primo del Codice civile, il cui testo è stato avviato all'esame del Consiglio dei ministri nel giugno scorso e, dopo il coordinamento tra i ministeri della Giustizia e del Lavoro e politiche sociali, dovrebbe vedere la luce in autunno.
La riforma prevede l'esercizio di attività di impresa anche per associazioni e fondazioni, purché strumentali agli scopi sociali. Per evitare "sfondamenti" in campo commerciale verranno previste, tra l'altro, una contabilità separata tra la gestione sociale e quella imprenditoriale, la totale devoluzione degli eventuali utili d'esercizio ai fini istituzionali e la facoltà di creare patrimoni separati per le attività d'impresa.

Non solo. «Ciò che più conta – fa notare Zamagni – è che, per il riconoscimento della personalità giuridica, verrà abbandonato il regime concessorio, in base al quale è lo Stato a decidere questa attribuzione, per passare a un modello nel quale l'intervento pubblico si limita a riconoscere l'esistenza dei soggetti e, naturalmente, a esercitare i poteri di controllo». Un'altra conseguenza della futura riforma sarà l'incardinamento nel Codice dell'impresa sociale, figura introdotta ex novo nel 2005 con disciplina ordinaria (legge 118/05 e successivi decreti di attuazione), ma rimasta finora in una sorta di limbo. Si tratta di una galassia che, con 15mila imprese, 350mila addetti, 5 milioni di utenti e un volume d'affari annuo di 10 miliardi di euro può offrire un contributo non marginale alla ripresa nel nostro paese, come è emerso nell'ultimo fine settimana da un workshop promosso a Riva del Garda (Trento) dal consorzio di istituti di ricerca Iris Network.

Il nodo di fondo resta, però, l'imponderabilità degli effetti delle norme-spezzatino. «Bisogna arrivare a una legge-quadro sul Terzo settore, senza la quale rischiano di esplodere le mille contraddizioni di questo mondo», invoca Zamagni. Più che l'annuncio di una novità in arrivo, la sua sembra essere una profezia.

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