CAPRI. Dal nostro inviato
Mediaset e L'Espresso uniti contro un "nemico" comune: quel Google «parassita che prende i nostri contenuti e al quale non dobbiamo più dare pasti gratis». Un'alleanza tornata alla ribalta ieri, a Capri, nel corso del convegno sulle tlc organizzato da Between. Da un lato il presidente del Biscione, Fedele Confalonieri, in forma smagliante e accompagnato da Gina Nieri, consigliere d'amministrazione del gruppo; dall'altro un Carlo De Benedetti "virtuale" ma non per questo meno incisivo, presente grazie a una video-intervista realizzata da Francois De Brabant.
L'accusa a Google è sempre la stessa: guadagnare sui contenuti realizzati da altri grazie a piattaforme come Google News e Youtube. Una polemica non nuova che ieri è arrivata inaspettata dopo i messaggi di distensione di Carlo d'Asaro Biondo, vicepresident europeo di Mountain View, che ha ribadito nel suo intervento di essere «pronto a lavorare per il bene del paese con tutti gli attori della filiera» (si veda anche l'intervista al Sole 24 Ore del 5 ottobre).
«L'arena competitiva si farà più complessa con l'ingresso di player che tenteranno di proporsi come nuovi aggregatori - ha detto Confalonieri - dai giganti del mondo internet come Google e Microsoft ai produttori di device come Apple e Sony. Tutte multinazionali con risorse finanziarie smisurate, con Google che dispone di una cassa di oltre 30 miliardi di dollari». E poi il passaggio più duro: «In questo contesto non solo il possesso ma anche la difesa dei contenuti premium dalla pirateria sarà essenziale e la lotta a questo fenomeno diventa centrale per ogni produttore di contenuti e andrà condotta con tutte le armi disponibili, rinforzando la tutela della proprietà intellettuale per proteggersi da quei gruppi che la violano sistematicamente».
Stessi toni per l'Ingegnere: «Provo ammirazione e invidia per chi possiede Google, ma non può continuare a trarre profitti colossali da contenuti che prende da noi e che a noi costano, senza contare che regaliamo un traffico pazzesco agli operatori di telecomunicazioni e che neppure ci dicono grazie». Secondo De Benedetti e Confalonieri, poi, il modello da sfruttare dovrebbe essere quello della divisione dei ricavi tra piattaforme e produttori di applicazioni, come sta avvenendo per l'iTunes della Apple. Quanto agli scenari futuri, De Benedetti ha sostenuto che «le news saranno gratuite, perché sono commodities, mentre si pagheranno le analisi».
Ma quella tra Google e gli editori è una querelle che si sta combattendo anche nei tribunali, non solo in Italia: recente è la vittoria "spagnola" di Youtube contro Telecinco, l'emittente controllata proprio da Mediaset, con una sentenza che sancisce un principio "vitale" per la piattaforma video di Google: nessun obbligo di controlli preventivi sui contenuti (da ricordare anche la prima vittoria legale negli Usa contro Viacom). Decisione di segno opposto è invece quella del Tribunale di Roma del dicembre scorso, ancora tra Cologno Monzese e Youtube per i video del Grande Fratello. Sentenza confermata da un'ordinanza che ha respinto il ricorso di Google e obbligato la piattaforma a togliere i video caricati "illecitamente" dagli utenti. Youtube, in realtà, per dare alla possibilità di eliminare i filmati "non graditi" perché tutelati dal copyright, ha messo a disposizione degli editori un software gratuito (Content Id), che però «ribalta su chi si è visto scippare i contenuti - è la tesi di Mediaset - l'onere di rimettere le cose a posto».
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