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La parola d'ordine: rompere l'isolamento

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2010 alle ore 14:08.

«Rompere l'isolamento del Piceno». Tutte le componenti del sistema economico ascolano denunciano così il lento, ma inesorabile processo che sta allontanando l'area più a sud delle Marche da ogni altra zona del paese. In gioco c'è la perdita di una competitività già non eccelsa.
Il Piceno non è messo bene. Gli indici di dotazione infrastrutturale "economica" che considerano i servizi disponibili sul territorio utilizzati sia dalle famiglie sia dalle imprese (la misurazione è dell'Istituto Guglielmo Tagliacarne) presenta un indice medio pari a 70,3, che si colloca ben al di sotto della media regionale. Solo nella categoria "rete stradale", Ascoli, con un indice pari a 122,3, supera il valore registrato nella provincia di Ancona e nell'intera regione. Ma se si passa dalle statistiche alla realtà, è facile constatare che il reticolo di strade provinciali o comunali è solo l'eredità, manutenuta in qualche modo, di un'area ancora agricola; una dotazione, cioè, quantitativamente rilevante ma del tutto inadatta alle esigenze di chi, tra le colline del Tronto o alle pendici dei Monti Sibillini ha cominciato da tempo a fare industria.

Quanto alla dotazione "sociale", ovvero le infrastrutture utilizzabili dalle famiglie, l'Istituto Tagliacarne fissa un indicatore sintetico sotto la media per tutte le province marchigiane, a eccezione di Ancona con il suo 129,6. Solo Macerata (98,4) supera il dato regionale, ma Ascoli Piceno presenta il valore più basso (75,6) di tutte le altre province delle Marche, recuperando qualcosa solo nella categoria «strutture sanitarie» (83,9).

Al di là della rilevazione quantitativa, comunque, a preoccupare gli imprenditori sono soprattutto le azioni fin qui attuate e che rischiano di far aumentare la distanza tra il Piceno e il resto del paese. Dopo le più recenti rilevazioni del Tagliacarne, che risalgono al 2006, in un paio d'anni il Piceno ha dovuto assistere alla chiusura degli uffici dell'Istituto per il commercio con l'estero (Ice) – tra i primi territoriali aperti in Italia –, mentre la Dogana di San Benedetto del Tronto è stata declassata e gli operatori debbono spostarsi a Civitanova Marche, 50 chilometri più a nord, in provincia di Macerata, se vogliono accedere ad alcune tipologie di servizi.

«In questa delicata fase congiunturale - afferma il presidente di Confindustria Ascoli, Bruno Bucciarelli - le nostre imprese risentono maggiormente della crisi proprio perché sono "isolate". Come non citare, ed è un livello basico, le modifiche agli orari dei treni sulla linea adriatica, con la soppressione di alcune fermate a San Benedetto? Oppure l'autostrada A14, che nel tratto del Piceno rimarrà a due corsie?».

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Tags Correlati: Bruno Bucciarelli | Confindustria | Gruppo Mecaer | Guglielmo Tagliacarne | Imprese | Italia | Salaria | Sat | Tronto Spa |

 

Intanto Regione Marche e Provincia di Ascoli Piceno stanno cercando di avviare o di portare a termine alcuni progetti utili a spingere la provata economia locale. Per esempio, l'elettrificazione della ferrovia San Benedetto-Ascoli, così da poter trasformare questo vecchio asse su rotaia in una linea metropolitana di superfice che colleghi i due principali centri della nuova realtà provinciale, mentre sono già previsti i fondi necessari all'estensione della banda larga sul territorio. Le forze economiche contano anche sui possibili vantaggi dell'atto aggiuntivo all'intesa generale Regione-Presidenza del Consiglio dei ministri, l'accordo globale per l'integrazione delle infrastrutture strategiche. Questo atto contiene opere essenziali per il Piceno, quali la tratta ferroviaria da Ascoli ad Antrodoco (Rieti); l'adeguamento e la modernizzazione della Salaria; la continuazione e il completamento della Mezzina, che attraversa le province di Fermo e Ascoli; l'adeguamento del tratto marchigiano della Piceno Aprutina, importante asse di collegamento tra Marche e Abruzzo, nonché del tratto della zona interna del Piceno, ovvero Croce di Casale-Comunanza-Amandola; la realizzazione della bretella di San Benedetto, un'opera ritenuta essenziale, insieme alla ferrovia e al potenziamento del porto previsto dal piano regionale, per rinforzare un polo logistico capace di servire la vasta zona produttiva del basso Tronto. Il porto di San Benedetto gioca un ruolo molto importante nella dotazione infrastrutturale del territorio. «Un porto che deve rispondere anche alle richieste degli operatori turistici - aggiunge Bucciarelli - che può diventare un efficace collegamento con l'altra sponda dell'Adriatico».

Chi continua a investire in importanti infrastrutture nel Piceno, sono intanto i privati. Tra questi il Gruppo Mecaer, che attraverso la propria società Sat – Società aeroporto del Tronto Spa di Centobuchi – sta potenziando l'aviosuperfice con la trasformazione della pista di volo da «manto erboso» a «manto compattato». Il progetto prevede, tra l'altro, la successiva trasformazione da pista con manto compattato lunga 1.275 metri (come quella già realizzata) in una pista da 1.499 metri con manto asfaltato idoneo a sopportare i carichi di decollo/atterraggio di velivoli con peso massimo al decollo fino a 20mila kg. «Si tratta di un'aviosuperfice, non diventerà un aeroporto commerciale» sottolineano i responsabili della Mecaer. La Sat si è prefissa l'obiettivo di dotare il territorio di una struttura in grado di accogliere aeromobili del tipo business jet. Da non trascurare che l'intervento programmato dalla Sat concretizza di fatto anche una piattaforma – ipotizzata anche dall'ente regionale – per l'insediamento di una base operativa idonea al soccorso, alla sicurezza e alla protezione civile che copra la zona sud delle Marche e l'area nord dell'Abruzzo.

INDICE DI DOTAZIONE
70,3

L'indice di dotazione infrastrutturale del Piceno (la misurazione è dell'Istituto Guglielmo Tagliacarne) è pari a 70,3, ben al di sotto della media regionale. Solo nella categoria "rete stradale", Ascoli, con un indice pari a 122,3, supera il valore registrato nell'intera regione. Ma il reticolo di strade provinciali o comunali è del tutto inadatto alle esigenze del tessuto imprenditoriale

AVIOSUPERFICE DI CENTOBUCHI
1.499 metri

Chi continua a investire nelle infrastrutture sono i privati, tra cui il gruppo Mecaer, che attraverso la propria società Sat sta potenziando l'aviosuperfice di Centobuchi. Il progetto prevede la successiva trasformazione da pista con manto compattato lunga 1.275 metri (come quella già realizzata) in una pista da 1.499 metri con manto asfaltato, idoneo al decollo/atterraggio di velivoli con peso massimo fino a 20mila chilogrammi