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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2010 alle ore 06:40.
MONZA
L'industria ha bisogno di legalità, di certezza del diritto. Le imprese devono poter competere con armi pari e chi esce dalla legalità non solamente si oppone alla giustizia ma sporca i meccanismi del mercato, afferma Renato Cerioli, presidente degli industriali di Monza Brianza. Conferma Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, che «il sistema delle espulsioni delle imprese colluse con la criminalità, che abbiamo iniziato al Sud, ora lo stiamo estendendo anche nelle regioni settentrionali». Le espulsioni contro ogni forma di collusione «sono state volute dalle nostre associazioni territoriali del Sud Italia, ma le infiltrazioni non riguardano solo il Mezzogiorno bensì sono pesanti anche al Nord».
Sicurezza, legalità, certezza del diritto sono stati i temi declinato dall'assemblea della Confindustria Monza Brianza con gli interventi dei ministri Angelino Alfano (Giustizia), Roberto Maroni (Interno) e Paolo Romani (già assessore all'urbanistica a Monza, è da poco ministro dello Sviluppo economico). L'assemblea si è svolta nell'autodromo. Claudio Viganò (padrone di casa poiché è presidente della Sias, la società dell'autodromo) ha chiesto per le imprese un "carburante speciale". Per Alberto Barcella (Confindustria Lombardia) è compito anche degli imprenditori «non aprire alcuno spiraglio al cancro della criminalità». Carlo Edoardo Valli (Camera di commercio di Monza Brianza) percepisce nella società e tra le imprese quella mancanza di fiducia nel futuro che è il segnale di una crisi morale.
La crisi economica sembra superata. Con un 5% di crescita nei primi sei mesi dell'anno fra le 63mila imprese attive della provincia (su circa 90mila) Cerioli può dire che la recessione pare alle spalle ma (e in questo sembra assecondare il pessimismo di Valli) «permane una situazione diffusa di difficoltà» e la recessione ha colpito le imprese meno strutturate, meno innovative (un'anticipazione: il presidente della provincia, Dario Allevi, sta per inaugurare il distretto del greentech). Il modello classico dell'impresa brianzola, basata sulla struttura famigliare, permeata di individualismo quasi anarchico, flessibile, non basta più; c'è bisogno di un paese più competitivo, di uno stato più efficiente.