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Economia Lavoro

Imprese a caccia di tecnici

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 06:41.

Nonostante la crisi, nonostante il pil che fatica a crescere, nonostante il tasso di disoccupazione che non lascia molte rassicurazioni, l'Italia resta, dopo la Germania, il secondo paese manifatturiero in Europa e soprattutto l'industria meccanica italiana vale 60 miliardi di euro più del valore aggiunto dell'industria farmaceutica dei 27 Paesi della Ue. Solo che il 67% dei laureati ignora questi dati. Ragione per cui permane un gap molto forte tra le figure formate da scuola e università e il fabbisogno delle imprese. Su quali sono le ragioni di questo divario e soprattutto su come intervenire discuterà venerdì 19 novembre a Modena il Club dei 15, il raggruppamento delle associazioni industriali delle province nelle quali le attività produttive hanno maggiore incidenza nella formazione del prodotto interno locale.

L'incontro, a cui parteciperanno il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, sarà l'occasione in particolare per tracciare il bilancio di un progetto lanciato un anno fa il “Club degli Istituti dell'innovazione manifatturiera” con l'obiettivo di rivalutare agli occhi dei giovani e delle famiglie l'importanza dell'istruzione tecnica per continuare a tenere nel nostro paese le attività manifatturiere e, contemporaneamente, creare occupazione qualificata. L'iniziativa si è sviluppata mettendo in rete scuole e imprese per fare meglio dialogare le due realtà e introdurre innovazioni nel modo di fare scuola.

Partendo da un dato: all'appello delle aziende mancano 109.826 tecnici. «Per questa – ha ricordato ieri il presidente di Federmeccanica Pierluigi Ceccardi – il ruolo dell'istruzione e della formazione assume un ruolo sempre più centrale nelle politiche di sviluppo».
I dati nazionali Excelsior relativi al 2010 dimostrano una crescita nella domanda di tecnici meccanici (da 14.840 del 2009 a 22.660 del 2010).
In aumento anche la domanda di tecnici dei settori: elettrotecnico (da 7.790 del 2009, a 10.460 del 2010), elettronico (da 2.840 a 3.770), chimico (da 1.720 a 2.410), biologico e delle biotecnologie (da 310 a 460). In aumento anche la domanda nel settore tessile che ha risentito fortemente della concorrenza internazionale, dove si è passati da una domanda di 1.410 tecnici nel 2009, a 1.620 di quest'anno. In calo, invece, la richiesta di tecnici provenienti da altri settori: amministrativo-commerciale (da 75.910 del 2009 agli attuali 70.130), edile (da 5.700 a 5.530), informatico (da 6.400 a 4.240), agrario - alimentare (da 2.300 a 1.140). In totale, dunque, nel 2010, la domanda delle imprese è di circa 236mila diplomatici tecnici e professionali. A fronte invece di un'offerta pari a 125.712 giovani. Un numero che in prospettiva potrebbe crescere visto che l'analisi sulle scelte degli studenti segnala in lieve aumento la quota di scritti agli istituti tecnici del settore tecnologico, passati a rappresentare, nell'anno scolastico 2010-2011, il 17,1% delle iscrizioni al primo anno delle scuole superiori, contro la percentuale del 16,9% dell'anno scolastico 2009-2010. Un incremento di 0,2 punti che segue al calo costante degli anni precedenti. Nel 2004-2005, ad esempio, gli iscritti al primo anno degli istituti tecnici erano 220.504, scesi a 216.653 nel 2008-2009. Tornando all'anno scolastico 2010-2011 una discesa dello 0,3% si registra, invece, sulla percentuale degli iscritti agli istituti professionali del settore industria e artigianato calata al 6,1%, contro il precedente 6,4%. Calano anche le quotazioni degli istituti tecnici con indirizzi economici che oggi rappresentano il 14,6% degli iscritti, mentre un anno fa erano il 15,4 per cento. Aumentano, invece gli iscritti agli istituti professionali del settore servizi, cresciuti dello 0,4% (oggi rappresentano il 16 per cento).

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Tags Correlati: Confindustria | Emma Marcegaglia | Federmeccanica | Italia | Mariastella Gelmini | Pierluigi Ceccardi | Scuola e Università |

 

Non solo una scelta propedeutica all'entrata nel mondo del lavoro. L'iscrizione agli istituti tecnici risulta in molti casi anche una valida opzione in vista della prosecuzione degli studi all'università. Nell'anno accademico 2009-2010, più di un quarto (26,1%, 24.845 su 95.193 studenti) delle matricole iscritte alle facoltà tecnico-scientifiche, infatti, sono rappresentate da diplomati tecnici. Sempre nel 2009 un quarto dei laureati delle facoltà tecnico-scientifiche (25,1%), infatti, erano diplomati tecnici.

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