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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 08:11.
Vita dura per gli aquilani, vita triste per gli studenti. Che spesso preferiscono farsi due ore di autobus al giorno piuttosto che abitare in città. «Si vive troppo alla giornata, e non si ha il coraggio di pensare all'Aquila del futuro», dice ancora il rettore. Che vede la sua università schiacciata: dagli scontri politici, dai tempi incerti, dai fondi che non arrivano o sono vincolati a opere non sempre prioritarie.
Un problema enorme, quello delle strutture. Perché senza i contenitori è difficile iniziare a pensare al contenuto. Compreso tutto ciò che sta germogliando dalle macerie di un territorio cresciuto per mezzo secolo a pane e università. «Non ci crederà, ma in questi ultimi due anni abbiamo avuto un'accelerazione dei brevetti depositati», racconta Marcello Alecci, docente di fisica e coordinatore del trasferimento tecnologico dell'ateneo: in portafoglio oggi ce ne sono 23, ma di questi sei sono stati depositati dopo il terremoto.
Non solo: «I nostri nove spin-off godono di buona salute, e quest'anno finalmente siamo riusciti a organizzare di nuovo una business plan competition: abbiamo raccolto 14 idee di impresa, e alcune erano davvero interessanti», aggiunge Alecci. Segnali di fermento, tutt'altro che scontati per un'università che in due anni ha perso 150 studenti di biotecnologie, 300 di scienze e 500 di ingegneria. Come consolidarli? Avviando i 50 laboratori previsti dal protocollo d'intesa con cui Eni si è impegnata a investire 20 milioni, per esempio, o più semplicemente «con un incubatore», sospira Alecci. E qui una possibilità c'è: 2.500 metri quadrati ricavati nell'ex Italtel, da poco a disposizione di comune e provincia.
Se si farà l'incubatore, la fondazione Carispaq si è dichiarata disponibile a gestirlo (e a finanziarne una parte), ma servono altri fondi, e nuove start-up. Aquilane, certo, ma non solo: «Siamo eccellenti in più campi, e queste eccellenze possono renderci un territorio capace di attrarre persone e idee, anche dall'estero», dice la preside della facoltà di Scienze, Paola Inverardi. Un sogno? Non è detto. Grazie a un accordo tra l'incubatore padovano M31 e due Sgr (Fondamenta e Vertis), proprio in questi giorni è partito un bando per l'insediamento di nuove imprese innovative all'Aquila: sul piatto c'è un finanziamento fino a 10 milioni da parte dei due fondi, chi è interessato ha tempo di farsi avanti fino al 31 maggio: «Sono ottimista, spero che con questa iniziativa possa partire una nuova fase», confida Inverardi. La ricostruzione, in fondo, passa anche di qui.
marco.ferrando@ilsole24ore.com
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