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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 18:33.

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L’inganno sta assumendo un aspetto interessante per molti business individuali. Non sarebbe auspicabile nascondere le perdite fino alla scomparsa dell’incertezza e al ritorno della fiducia? In tal caso nuovi profitti potrebbero essere utilizzati per tamponare le lacune e nessuno verrebbe mai a sapere del successo apparente di ciò che in è, in realtà, un inganno.

Ammorbidire la verità ha da sempre destato un’enorme attrattiva anche per i governi moderni che tendono ad anticipare i guadagni per apparire meritevoli di credito e a riclassificare i prestiti stranieri come debito interno per apparire migliori di fronte alle statistiche del Fondo Monetario Internazionale.

Per i business individuali il travisamento finanziario è illegale. Il perché è abbastanza evidente quasi per tutti. L’uso legale dell’onestà nel mantenere e riportare i resoconti finanziari è un aspetto indispensabile per un’economia di mercato ben funzionante. Senza la certezza, anche minima, che le dichiarazioni finanziarie siano reali, si arriverebbe ad una perdita totale di fiducia.

Ma la disonestà nel caso dei governi non è poi così diversa. E’ sconvolgente quando l’inganno viene svelato ed in effetti, un eventuale travisamento da parte di un governo, sostenuto dal principio secondo cui l’ingenuità politica sarebbe in grado di stabilizzare le aspettative, è in realtà alla radice di molte crisi.

Nel 1994, il Messico diede uno scossone all’economia globale nel momento in cui l’entità del suo debito interno in relazione ai tesobonos divenne evidente (seppur denominato dal dollaro). La falsa dichiarazione da parte della Grecia sulla sua posizione fiscale, in aggiunta alla tolleranza o trascuratezza da parte della Commissione Europea dell’inganno contabile greco, provocò nel 2010 la crisi dell’euro. La rivelazione di tale inganno ha reso impossibile credere che i governi implementino effettivamente le regole in modo adeguato e giusto.

Ma il travisamento non è solo la causa principale delle crisi economiche e finanziarie, è anche ciò che porta principalmente alle rivoluzioni. Le ragioni principali delle proteste contro il Presidente tunisino Zine al-Abidine Ben Ali sono state le rivelazioni della diplomazia statunitense da parte di Wikileaks sulla corruzione del regime. L’effetto domino scaturito dalla rivolta tunisina ha prodotto nuovi resoconti di corruzione ed inganno dall’Egitto alla Libia per arrivare al Golfo, alimentando la rabbia e rendendo i regimi più vulnerabili.

Ma c’è un’argomentazione pragmatica e ben teorizzata contro il Machiavellismo. Grazie ai mezzi di comunicazione moderni, un occultamento come quello macchinato da Mussolini nel 1931 sarebbe del tutto insostenibile al giorno d’oggi. Inoltre qualsiasi tentativo di inganno richiede un procedimento di travisamento molto più complesso che avrebbe delle conseguenze gravi nel caso in cui eventuali decisioni successive venissero prese sulla base di ipotesi sbagliate.

Per tornare all’esempio dell’epoca della depressione in Italia, l’istituzione della società finanziaria allo scopo di salvare le banche e mantenere la fiducia è diventata un peso burocratico e costoso sempre più grande per l’economia italiana: un colosso quasi indistruttibile durato 50 anni e sopravvissuto al regime di Mussolini.

I mercati funzionano in relazione ad un processo di continua scoperta di informazioni. Il tentativo di scoraggiare il flusso di informazioni porta al travisamento e non alla fiducia. E, come stiamo ora osservando nel Medio Oriente, lo stesso vale per i sistemi politici. Tuttavia, nessuna crisi economica o rivoluzione politica potrà mai cambiare l’insita tendenza dei governi a credere di saperne di più.

Harold James è professore di storia ed affari internazionali presso la Princeton University e professore di storia presso l’Istituto Universitario Europeo a Firenze. Il suo libro più recente è The Creation and Destruction of Value: The Globalization Cycle (La creazione e la distruzione dei valori: il ciclo della globalizzazione, n.d.t.).

Copyright: Project Syndicate, 2011.www.project-syndicate.orgPodcast in inglese a quest’indirizzo: Traduzione di Marzia Pecorari

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