ROMA - Mercoledì si ritroveranno tutti attorno al tavolo: produttori di energia rinnovabile, le utilities, i grandi e piccoli consumatori. Appuntamento in Confindustria, alla riunione del Comitato energia e mercato, la prima dopo che il governo ha varato il decreto sui nuovi incentivi alle rinnovabili (giovedì scorso). Fino a maggio resta in vigore il sistema attuale, da giugno si cambia, riducendo la portata degli incentivi per il fotovoltaico.
«Una scelta equilibrata», ribadisce Agostino Conte, vice presidente del Comitato (numero uno è la presidente, Emma Marcegaglia, che ha tenuto per sè la delega sull'energia).
Partendo dal presupposto che nel paese è necessario sviluppare tutto il settore della green economy: «È opportuno non concentrare la maggior parte degli incentivi solo su un comparto, appunto il fotovoltaico». Oggi, spiega Conte, gli incentivi italiani in questo campo sono di circa 350-400 euro a mwh. Molto consistenti, sia se si tiene conto del panorama europeo (in media tra il 20-25% inferiori) sia del peso del fotovoltaico, il 2%, sul totale del consumo complessivo di energia elettrica. «Siamo andati troppo avanti, a tal punto che si raggiungerebbero entro il 2012 gli 8 gw che ci siamo impegnati a produrre nel 2020 in base agli accordi europei».
Complessivamente per il 2020 dovremo generare da fonti rinnovabili il 17% dei consumi energetici del paese. La direzione presa dal governo, aggiunge Conte, è un «giusto approccio per razionalizzare il sistema di incentivazione, garantendo sia il contenimento dei costi al 2020, sia la certezza del quadro normativo, indispensabile per programmare gli investimenti». Ma alcune organizzazioni imprenditoriali hanno minacciato il ricorso alla Corte Costituzionale, lanciando una serie di allarmi: 10mila posti di lavoro a rischio, il blocco degli investimenti programmati per 40 miliardi, blocco di ordini per altri 8 miliardi.
Timori che però Conte inquadra nel contesto complessivo della sfida della green economy italiana: «Non vogliamo mortificare la nascente industria nazionale: anzi, va realizzata una vera industria del fotovoltaico. Ma sarebbe opportuno un approccio alla tedesca, con un plafond di installazioni annuali». Inoltre vanno calibrate le risorse per far crescere anche altri settori coinvolti nel grande obiettivo della sostenibilità, dall'eolico alle biomasse, alle tecnologie per l'efficienza energetica: «Per esempio, quest'ultimo settore ha già evidenziato, secondo una studio Confindustria, una filiera tecnologica di quasi 3 milioni di addetti, dall'edilizia, all'automotive, all'elettronica».