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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 19:30.

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Le trattative si sono interrotte a metà del 2008, per il rifiuto degli Stati Uniti di ridurre ulteriormente i sussidi agricoli e per il rifiuto dell’India di far competere i propri agricoltori privi di sussidi con gli agricoltori americani aiutati da tali sovvenzioni. Da quel momento, la palla è passata agli Stati Uniti.

Il presidente Barack Obama è sostanzialmente favorevole a un’apertura degli scambi commerciali. Non può aver trascorso dieci anni a insegnare all’Università di Chicago senza essersi convinto di quanto sia vantaggioso il commercio. Persino durante la sua campagna per la leadership del Partito democratico, quando la sua principale rivale, Hillary Clinton, faceva pressioni per sospendere le trattative commerciali e abbracciava il protezionismo, Obama mantenne la calma e promise al contrario di riaprire il NAFTA – una tattica che non ha portato a nulla.

Ma i democratici, che hanno conquistato il Congresso nel 2008, erano finanziati dai sindacati, da sempre ritrosi al commercio, soprattutto quando si tratta di paesi in via di sviluppo. Hanno ostacolato la volontà di Obama di accettare gli accordi commerciali. In tal senso ha avuto un peso anche il fatto di aver perso il sostegno dell’ala sinistra del suo partito, che nasce dal fatto di non aver digerito i compromessi raggiunti per Guantánamo, Iraq, Afghanistan e per la riforma sanitaria.

Sono pochi i democratici disposti a combattere per il commercio, avendo riconciliato la presunta preoccupazione per i poveri con la deplorevole volontà di negare ai paesi in via di sviluppo l’accesso agli Usa e ad altri mercati ricchi, che potrebbero offrir loro una via d’uscita dalla povertà. Anzi, ora sostengono, a sorpresa, che il commercio danneggia davvero i poveri nei paesi arretrati!

Le elezioni dello scorso novembre hanno ribaltato positivamente la politica del commercio, dal momento che il Partito repubblicano rappresenta ora la maggioranza alla Camera. Le negoziazioni commerciali sono, in apparenza, nuovamente ben accette. Obama ha già concesso preventivamente un accordo di libero scambio con la Corea del Sud. Dopo aver praticamente intascato tale accordo, i repubblicani vogliono ora portare a casa altri accordi con la Colombia e Panama. Purtroppo, né loro né il presidente hanno accennato al Doha.

Alla fine, gli uomini di stato di tutto il mondo, che sono favorevoli al Doha, potrebbero cogliere l'occasione per fare pressioni in tal senso sia su Obama sia sulla leadership repubblicana. Negare una tale opportunità sarebbe un terribile errore.

Jagdish Bhagwati è professore di economia e giurisprudenza alla Columbia University e senior fellow in economia internazionale presso il Council on Foreign Relations. Ex consigliere di politica economica per il Direttore generale del GATT, Arthur Dunkel, è attualmente co-presidente del Gruppo di alto livello di esperti in commercio, nominato da Gran Bretagna, Germania, Indonesia e Turchia.


Copyright: Project Syndicate, 2011.www.project-syndicate.orgPodcast di questo articolo in inglese:Traduzione di Simona Polverino

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