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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2011 alle ore 08:07.

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Intervista a Marcegaglia: Crescita, mercato, merito. Le priorità dell'economia sono quelle del PaeseIntervista a Marcegaglia: Crescita, mercato, merito. Le priorità dell'economia sono quelle del Paese

Il secondo tema delle Assise è: liberare il mercato. In Italia la discussione pubblica oscilla tra la riforma dell'articolo 41 della Costituzione e l'arroccamento del cosiddetto socialismo municipale delle utilities. Un paese schizofrenico.
Noi siamo, sempre e comunque, per il mercato, per le liberalizzazioni ben regolate. Su questi versanti non si registrano passi avanti: ogni volta che si tenta di ridurre le municipalizzate c'è sempre qualche motivo per non farlo anche se quattro quinti di queste società sono in perdita. Non mi sfugge che sono luoghi di potere, di posti, di privilegio. Non bastasse questo, poi, si torna a parlare di tariffe minime per i trasportatori, di tariffe massime per gli avvocati; la legge Ronchi è interessante e positiva ma non decolla mai. Insomma, mercato poco o nulla. Invece il mercato resta l'unica vera cura utile alla crescita: è più dura ma garantisce benefici stabili a tutto il paese perchè consente di lasciare lo spazio a chi sa correre davvero

A proposito di pubblico e privato, ora si pensa di dare alla Cassa depositi e prestiti un ruolo di fondo strategico per la difesa del made in Italy o di coinvolgere Fintecna per la difesa dell'italianità di Parmalat. Che ne pensa?
Resto perplessa; sono sempre per il mercato, come ho già detto. Abbiamo realizzato il fondo per la capitalizzazione delle imprese e questa è stata un'esperienza positiva, ma resta un fondo privato, come dev'essere. Se la Cdp entra in un'azienda industriale o in una banca si rischia di avere magari un piano di protezione ma non un piano industriale. Ciò che serve è la reciprocità tra paesi e - ancora una volta - la dimensione d'impresa, il resto lo fa il mercato.

Un po' lo fa anche la politica industriale. Oggi non ci sono indicazioni e azioni su settori strategici...
Non credo in piani in cui, dall'alto, la politica dica cosa deve vivere e cosa morire. La logica corretta è quella di "Industria 2015": si identificano alcuni settori a grande impatto per la crescita su cui investire per creare nuovi progetti, piattaforme di ricerca. La vera politica industriale la fanno le politiche strutturali su fisco, burocrazia, liberalizzazioni. Del resto anche il concetto di settore è superato: conta - all'interno di ognuno dei cosiddetti settori - la capacità innovativa, l'abilità nell'internazionalizzare il business, la quantità di componente di servizio che si inserisce in un bene

L'ultimo slogan delle Assise è: premiare il merito. Che significa guardare al talento e quindi ai giovani.
Per questo abbiamo voluto che all'interno di ciascuna sessione di discussione ci fosse un giovane, con esperienza all'estero, sulle nuove frontiere della tecnologie e dei nuovi business. Per il resto il tema del merito interagisce con quello della formazione: abbiamo salutato positivamente la riforma Gelmini dell'università. Andrà perfezionata ma introduce un elemento di valorizzazione del merito tra gli studenti e, soprattutto, tra i professori. È solo un inizio, però.

Il resto lo devono fare, ancora una volta, le relazioni industriali aumentando la quota dei premi nei contratti...
È il tema del salario di produttività, la forma più efficace di incentivazione al merito e, di riflesso, anche alla crescita del paese. È l'unica strada per alzare il livello delle retribuzioni e della produttività di sistema. per questo deve diventare una pratica diffusa. Anche nelle Pmi: per loro abbiamo messo a punto dei protocolli-tipo per la gestione, il più semplice possibile, degli accordi di produttività e per l'incentivazione del merito.

In conclusione, saranno Assise di proposta e di protesta?
Molta più proposta che protesta. Non saremo l'ennesima voce urlante nella rissa pubblica. Saremo in tanti, compatti nel dire che i temi dell'impresa sono i temi del paese. E uniti nel compiere una scelta che deve accomunare tutte le imprese: decidiamola insieme, l'Italia da fare.

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