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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2011 alle ore 06:41.

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«Questi anni di crisi – aggiunge Righetti – sono stati preziosi per le aziende che hanno deciso di intervenire sui modelli di business. In Italia, come in molti altri paesi, quattro fattori rivestiranno un ruolo fondamentale nella capacità competitiva delle aziende: l'innovazione guidata dai talenti, i costi dell'energia, le infrastrutture fisiche disponibili e il costo del lavoro e dei materiali».
Secondo il report di Deloitte, le imprese con sede in Nord America hanno registrato il più alto margine di profitto composito (9,4%), seguite da quelle residenti in Africa e Medio Oriente (7,9%) ed Europa (7,2%). Tuttavia, le aziende del Nord America si distinguono anche per essere state quelle ad aver subito il più forte calo delle vendite: -3,2%. L'America Latina invece è stata l'unica regione in cui le aziende analizzate hanno registrato una crescita positiva del giro di affari. Per le otto aziende operanti in America Latina, le vendite sono aumentate del 16,3% e il margine netto di profitto composito è risultato pari al 5%.
«In futuro – interviene Ira Kalish, direttore del centro studi per il Consumer business Deloitte negli Usa – il settore dovrà incassare una domanda insufficiente nei paesi industrializzati e un surriscaldamento nei paesi emergenti. Oltre a questo, la volatilità dei tassi di cambio, l'aumento dei prezzi delle materie prime, il cambiamento delle politiche fiscali e la sostenibilità della ripresa in alcuni mercati, saranno motivo di preoccupazione».
Righetti invece punta alla collaborazione tra produttori e distributori. «La redditività netta dei retailer – sostiene il partner Deloitte – tende a zero, anche a seguito della raffica di campagne promozionali e dei costi operativi crescenti, specie energia e trasporti. Saranno quindi costretti ad alzare i prezzi che porterà a un calo delle vendite, a tutto danno dei produttori. Diventa quindi fondamentale pensare a iniziative di collaborazione con i distributori, anche attraverso un processo di ridefinizione del portafoglio prodotti».
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I NUMERI CHIAVE
6
Società italiane
I gruppi tricolore sono calati da sette a sei rispetto all'anno prima, ma è migliorata la posizione nel ranking mondiale. Con Ferrero che è la prima delle italiane e, grazie a un balzo di dieci scalini, si colloca all'ottantesimo posto. Seguono Pirelli, Barilla, Parmalat, Indesit e Perfetti Van Melle. L'ultima società si colloca al 214° posto.
92
Gruppi americani
Quello nordamericano è il gruppo più numeroso nella classifica Top 250 produttori di prodotti di largo consumo. Quasi il 40% del totale. Segue l'Asia con 77 società, di cui 52 giapponesi. Poi il gruppo degli europei, con 69 società, di cui 17 francesi, 10 tedesche e 9 britanniche.
143
Food, drink & tobacco
La stragrande maggioranza dei Top 250 di Deloitte opera nell'alimentare, bevande e tabacco. Segue il comparto dei prodotti per la casa con 26 gruppi, quello dei prodotti elettronici con 22 società e il fashion con 17 gruppi societari.
9,4%
Redditività
Le imprese con sede in Nord America hanno registrato il più alto margine di profitto composito (9,4%), seguite da quelle con sede in Africa e Medio Oriente (7,9%) e in Europa (7,2%).

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