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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2011 alle ore 17:45.

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Innanzitutto, le nuove obbligazioni potrebbero essere strutturate in modo tale che la riduzione (o il taglio di capelli, come si dice nel gergo del settore) contratta dalle banche possa essere considerata come una perdita fiscale che comporti anche una limitazione del colpo di scure sui profitti. Ciò comporterebbe l’utilizzo delle risorse fiscali pubbliche per facilitare il processo di ristrutturazione del debito della Grecia. Ma se i soldi dei contribuenti sono comunque a rischio, come avviene nel contesto attuale, perché non usarli in modo creativo?

In secondo luogo, la BCE potrebbe offrirsi di assicurare un trattamento speciale (finanziamento garantito) per il nuovo debito al fine di renderlo più attrattivo agli occhi degli investitori.

In terzo luogo, il processo di regolamentazione potrebbe essere utilizzato per conciliare la necessità immediata di ristrutturazione della Grecia con la volontà delle banche di aspettare il rafforzamento dei bilanci. Il piano Brady prevedeva una regola di contabilità chiamata FASB 15 che permetteva di richiedere prestiti ristrutturati al valore nominale originale nel caso in cui la somma dei pagamenti degli interessi e del capitale relativi agli strumenti di ristrutturazione equivalesse a quella relativa al credito originale. Si potrebbe quindi dare alle nuove obbligazioni, sulle quali gli interessi siano già stati caricati, lo stesso valore contabile delle vecchie obbligazioni i cui interessi sono invece già stati ripagati.

Questo trattamento speciale di pagamento potrebbe poi essere suddiviso nel tempo in varie fasi, mettendo le banche nella posizione di riconoscere le perdite, ma solo nel momento in cui siano in grado di farlo.

Quarto, i nuovi strumenti potrebbero essere adattatati in modo tale che sia le banche che i prestatori ufficiali abbiano un ruolo concreto nella realizzazione del successo del paese. Tramite il piano Brady, gli obblighi di pagamento di un paese venivano indicizzati sulla base dei prezzi delle sue esportazioni o dei termini commerciali. Per quanto riguarda la situazione della Grecia, si potrebbero indicizzare gli obblighi di pagamento sulla base del tasso di crescita del PIL adattando automaticamente il peso del debito greco alla sua capacità di pagamento.

Questo tipo di obbligazioni hanno funzionato in qualunque altro posto, come ad esempio nella recente ristrutturazione del debito in Argentina. Ci sono state ovviamente delle controversie da parte degli investitori che hanno accusato il governo argentino di manipolare le statistiche. Ma l’Europa ha una soluzione ovvia a questo problema, ovvero Eurostat, l’agenzia statistica dell’Unione Europea.

Pertanto, invece di preoccuparsi dell’avvicinarsi di conseguenze simili a quelle della bancarotta della Lehman Brothers, i policymaker europei farebbero meglio a definire un accordo adatto per il debito greco, come il piano Brady, per evitare un simile scenario.

Il punto di svolta in questo contesto è che il presidente del Club di Parigi dei creditori sovrani al tempo del piano Brady era nient’altri che Jean-Claude Trichet, l’attuale presidente della BCE. Con Trichet il Club di Parigi approvò una riduzione del 50% del debito della Polonia a condizione che i creditori della banca del paese applicassero la stessa riduzione.

Quale migliore lascito per un presidente uscente della BCE se non quello di rispolverare i suoi appunti e spiegare agli altri policymaker europei come si potrebbe implementare la lezione appresa dal piano Brady nel contesto attuale?

Barry Eichengreen è professore di economia e scienze politiche all'Università di Berkeley in California. Il suo libro più recente è Exorbitant Privilege: The Rise and Fall of the Dollar and the Future of the International Monetary System (Privilegio esorbitante: l’aumento e la caduta del dollaro ed il futuro del sistema monetario internazionale – n.d.t.).

Copyright: Project Syndicate, 2011.www.project-syndicate.orgTraduzione di Marzia Pecorari

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