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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2011 alle ore 08:14.
Al contrario, la Cina macina piastrelle: il Guangdong è passato da 113,7 milioni di metri quadri del 1995 ai 659,5 del 2010, seguita dal Fujian con 13 milioni del 1995 balzati a 573,2 l'anno scorso. Per non parlare delle quote di mercato internazionali perse a causa del fenomeno delle copie. La Glow, piastrella di qualità del gruppo AtlasConcorde di Fiorano (si veda Il Sole 24 ore del 9 dicembre 2010) continua ad essere copiata, esemplari contraffatti spuntano in varie zone della Cina. Una situazione difficile da digerire per chi punta tutto sull'incremento della quota da esportare.
Ma la risposta di Sassuolo è di tutt'altro tenore: «Vogliamo darla noi, la trasparenza. Con un regolamento fresco di approvazione Assoceramica ha deciso di introdurre il marchio Ceramics of Italy - annuncia il presidente Franco Manfredini – che si allarga anche alle stoviglie e all'arredobagno, prodotti non inclusi nella nostra associazione. Una bella svolta, per noi. Vogliamo che questo marchio sia sempre e comunque sinonimo di made in Italy di qualità». Perchè a Sassuolo si continua a investire. Fabio Tarozzi titolare di Siti-Bt, è fornitore di tecnologia per ceramiche specie nell'impiantistica: «Abbiamo fornito tecnologia per 30 milioni di euro alla Piemme ceramiche di Solignano. Entrerà a regime in due tempi, servirà a riammodernare la lavorazione, con nuovi formati e meno consumi».
L'eco dei dazi s'è sentito, forte, in Cina. Il giorno in cui Bruxelles ha concesso l'antidumping provvisorio la notizia ha dominato i telegiornali della tv di Stato cinese. Alle fiere di settore a Foshan e Guangzhou che si sono svolte il mese scorso, nei padiglioni cinesi campeggiavano avvisi a lettere cubitali: chi vuole esportare in Europa, sappia che c'è l'antidumping, con relative quote e costi.
«Noi però non possiamo vivere di questo», commenta il presidente di Assoceramica. Manfredini, nato e cresciuto in una terra in cui - si dice - che non attecchiva nemmeno il grano, sa bene che il futuro del distretto non può nutrirsi di solo antidumping. Sarebbe un errore fatale. Anche perchè cominciano a circolare in varie località piastrelle commissionate da produttori cinesi marchiate made in Vietnam, destinate all'export europeo. Piastrelle per le quali il dazio all'import, udite udite, è appena del 5 per cento.
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