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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2011 alle ore 16:29.

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Un nuovo «patto», dunque, tutto da fare. Quello attuale scade nel 2012 e la manovra propone alle Regioni una semplice «intesa» che ai governatori non va affatto giù. È tutto da discutere, sostengono e rilanciano. Non è un caso che tra i conti nascosti ci sono fin dal 2012 almeno 860 milioni l'anno di ammortamenti non sterilizzati per gli investimenti da reperire. Per non dire dei casi singoli. Prendiamo il Lazio: con un prestito trentennale da rimborsare, ogni mattina i suoi cittadini devono pagare tutti insieme un mutuo che vale 1 milione al giorno. Missione impossibile?

Eppure, tra «patto» attuale e piani di rientro qualcosa è capitato in questi anni. E non solo in negativo. Il «patto» funziona, ha ammesso la Corte dei conti. Tanto che nel 2010 il deficit è stato «soltanto» di 2,3 miliardi. Dal 2001 i ricoveri sono diminuiti del 17% col Sud che naturalmente ha dovuto fare di più, dal -33% in Abruzzo al 28% in Calabria. I posti letto sono dimagriti di 32.357 unità (-11%), il personale dipendente è aumentato appena dello "zero virgola". Le stesse voci di spesa sanitaria nel 2010 per comparto la dicono lunga. Intanto, dal 2006 al 2009 l'aumento maggiore della spesa ha riguardato l'acquisto di beni e servizi (+7,6%) e nel 2010 la specialistica (+6,1%), con la farmaceutica territoriale che è sempre ai minimi (-3,7% nel 2006-2009 e -0,7% nel 2010).

Certo la spesa non dice tutto. Quel che vale per la gente sono – che intanto paga – i servizi e la loro qualità. Ebbene, forse non è un caso che nel 2009 per numero di parti cesarei (38,3% in media nazionale) la Campania (62%), la Sicilia (53%) e il Molise (48,5%) battono tutti. O che le fratture operate entro due giorni (33,5% in media nazionale) siano solo il 16% in Campania, il 16,5% in Puglia, il 17,5% in Sicilia, contro l'83% a Bolzano, il 60% nelle Marche e il 53% in Toscana. O ancora, che per i ricoveri inappropriati da trattare diversamente da Roma in giù ci siano le percentuali peggiori. Per inciso: i Lea oggi sono garantiti solo in 8 Regioni: Lombardia, Emilia, Toscana, Marche, Piemonte, Umbria, Veneto, Liguria.

Il ritornello è sempre lo stesso: spesa che sprofonda e qualità peggiore vanno specularmente a braccetto. Le mille Italie della salute. O meglio: l'Italia della salute spaccata in due. Che il federalismo possa essere la migliore (e più sicura) medicina sarà tutto da dimostrare. Ma sicuramente i costi standard, se ben tarati senza fughe in avanti, sotto il versante del servizio e della qualità, non potranno fare solo del male. Con un «patto» nuovo e garantito per tutti. Ma granitico, senza quelle scappatoie che i mercati non ci perdonerebbero. E che gli assistiti ormai non gradiscono più.

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