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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2011 alle ore 08:06.

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Alla fine sono riusciti a convincerlo. Maurizio Sacconi e Angelino Alfano - naturalmente con l'aiuto di Gianni Letta - dopo un pressing di qualche giorno hanno strappato l'impegno di Silvio Berlusconi a parlare alle Camere e a partecipare al tavolo con le parti sociali. E così ieri è arrivato l'annuncio di Palazzo Chigi: un doppio appuntamento per il premier, mercoledì in Parlamento e giovedì all'incontro con sindacati, imprese e banche.

Niente tavolo bipartisan, anche con le opposizioni, ma un faccia a faccia tra Governo e protagonisti dell'economia per arrivare a un piano anti-crisi secondo un'agenda messa a punto dal ministro del Welfare.
Non è stato semplice stanare il presidente del Consiglio ma l'argomento usato è stato sostanzialmente quello che - da giorni - ripeteva uno dei suoi fedelissimi, Osvaldo Napoli: «Non puoi continuare a farti rosolare sulla crisi, prendi tu il pallino e rilancia altrimenti le opposizioni ti metteranno nell'angolo». Un'argomentazione che ha trovato anche in Fabrizio Cicchitto e Paolo Romani degli sponsor efficaci soprattutto perché hanno ripetuto al Cavaliere i rumors su tentazioni di Governi tecnici magari a guida Mario Monti. Inoltre ha pesato la moral suasion del Colle che da giorni invoca uno 'scatto' sulla crescita.

In realtà, ieri, sono accaduti tre fatti decisivi a sbloccare le titubanze del premier: l'andamento della Borsa, quella italiana è stata la peggiore piazza europea, il picco dello spread sui Bund e - ultimo ma non meno importante - l'appuntamento che le opposizioni hanno preso per prime con le parti sociali. La velocità di Pier Ferdinando Casini e Pierluigi Bersani a fissare un incontro con sindacati e imprese ha messo in allarme Alfano che ha poi spiegato al Cavaliere il rischio di finire nell'angolo se non avesse anche lui giocato la sua partita. E così il campo che in questi giorni era stato arato da Sacconi e Alfano è diventato anche il campo di gioco del premier. Già, perché è stata la tela tessuta dal ministro e dal segretario Pdl con le imprese e tutti i sindacati - Cgil inclusa - a rimettere il Governo al centro. Certo, i dubbi del premier restano: lui teme che alla fine il tavolo sociale non porti a nulla e che diventi un boomerang per lui ma si è reso conto di non avere altra scelta.

Al confronto di giovedì ci sarà anche Giulio Tremonti ma il suo sarà un ruolo più laterale e apparirà tale anche mercoledì, quando a parlare di economia e di crisi sarà il premier e non lui. Nel Pdl sono rimasti in pochissimi a sostenerlo, la gran parte spera invece che il ministro dell'Economia faccia da sé un passo indietro anche perché - dicono - la sua politica economica non ha affatto portato benefici vista la sfiducia sui titoli di Stato italiani. E forse rendere evidente un Tremonti 'dimezzato' è anche l'effetto collaterale che ha convinto il premier ad accettare la doppia sfida parlamentare e sociale.

Senza contare che il presidente del Consiglio tenterà un'altra mossa per mostrare reali intenzioni del rilancio dell'economia: sbloccare i 7 miliardi del Cipe per realizzare infrastrutture. Ne ha parlato esplicitamente Alfano - sollecitando le opposizioni 'a fare proposte' - mentre fissava il timing delle mosse del Cavaliere: «Convocare il Cipe mercoledì mattina per sbloccare oltre 70 opere, andare nel pomeriggio alle Camere e incontrare giovedì le parti». E le infrastrutture sono uno dei punti dell'agenda per la crescita di cui parlerà Berlusconi in Parlamento oltre alle misure di defiscalizzazione per la favorire la ricapitalizzazione delle imprese e il lavoro, le liberalizzazioni, i fondi Ue per il Sud e alcune semplificazioni. E anche in merito alle competenze del suo ministero che ieri Roberto Calderoli ha insistito a lanciare un 'campus estivo' bipartisan che sospenda le ferie della politica e la impegni, invece, sul tema della crescita. Una proposta ha condiviso con Tremonti e Bossi.

A rinviare davvero le vacanze estive è stato il presidente della Repubblica che ha fatto slittare la sua partenza a oggi per le Eolie, da dove comunque seguirà il dibattito parlamentare sulla crisi. Sia l'approvazione 'veloce' della manovra sia il tavolo con le parti sociali sono due risultati che vanno intestati al Quirinale, a conferma del suo ruolo di protagonista in questo contesto di crisi.

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