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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2011 alle ore 18:46.

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La crescita è innanzitutto la migliore strada per ridurre i deficit fiscali del Paese. Maggiore è il tasso di crescita, maggiori saranno le entrate che riuscirà ad ottenere il governo senza aumentare le aliquote contributive; e maggiori entrate consentono deficit minori.

Inoltre, la crescita economica è necessaria per mantenere una delle più grandi promesse fatte agli americani, che intende dare ad ogni cittadino la possibilità di diventare più prospero rispetto alla precedente generazione, e che si esprime nel famoso termine di sogno americano. Un aspetto altrettanto importante che interessa i non americani riguarda la robusta crescita economica degli Usa che può garantire al Paese la possibilità di mantenere il proprio ruolo dominante nel mondo, di sostenere l’economia globale e di contribuire alla stabilità di Europa, Asia orientale e Medio Oriente.

Come spieghiamo io e Thomas L. Friedman nel libro in uscita dal titolo That Used To Be Us: How America Fell Behind in the World It Invented and How We Can Come Back, un fattore cruciale del successo economico americano è dato dalla costante partnership pubblico-privato, risalente ai padri fondatori del Paese, che è messa in pericolo dalla tipologia di tagli fiscali previsti dalla legge del 2 agosto.

Questa partnership ha cinque componenti: maggiori opportunità per l’istruzione con l’obiettivo di produrre una forza lavoro specializzata; investimenti nelle infrastrutture (strade, centrali elettriche e porti) per sostenere il commercio; fondi per la ricerca e lo sviluppo al fine di espandere le frontiere della conoscenza e generare nuovi prodotti; una politica sull’immigrazione che attira e trattiene persone talentuose dai paesi oltre confine; e regole per le imprese che siano abbastanza forti da prevenire disastri come la quasi-catastrofe del sistema finanziario scatenatasi nel 2008 ma non così stringenti da soffocare l’assunzione dei rischi e l’innovazione che producono crescita.

I primi tre elementi della formula americana per la crescita costano denaro, e quel denaro è incluso nella parte discrezionale di non difesa del budget federale ora stabilito dalla legge sull’innalzamento del tetto del debito. Tagliare questi programmi abbasserà la crescita economica americana nel lungo periodo, con conseguenze negative sia a livello nazionale che internazionale. Ridurre il deficit tagliando i fondi per l’istruzione, le infrastrutture e la ricerca e lo sviluppo è come cercare di perdere peso tagliandosi tre dita. Gran parte del peso resterà, e le prospettive di vita di quell’individuo subiranno un drastico peggioramento.

Ridurre i deficit per aumentare il tetto del debito è stata la mossa giusta, ma la legge del 2 agosto la applica in modo sbagliato. Se la riduzione del deficit, sempre più inevitabile, non punterà in modo decisivo su una diminuzione dei sussidi derivanti dall’assistenza sociale e su un aumento delle entrate, e non preserverà i programmi vitali per la crescita economica, gli Stati Uniti ne usciranno più poveri e più deboli, e il mondo più incerto e instabile.

Michael Mandelbaum è docente di politica estera americana alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies, e co-autore, con Thomas L. Friedman, del libro in uscita That Used To Be Us: How America Fell Behind in the World It Invented and How We Can Come Back.

Copyright: Project Syndicate, 2011.

www.project-syndicate.org

Traduzione di Simona Polverino

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