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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2011 alle ore 06:39.

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Padova
Marco Lishui
Il «veneto» sostenitore di Zaia
Marco Lishui nel Triveneto è ormai un'istituzione. È il cinese integrato, di successo, vincente ma non arrogante. Quarantaquattro anni, ristoratore, ha inventato la catena di ristoranti a vista Wok Sushi, tra Padova e Mestre, e ha in calendario altre aperture. Al matrimonio di suo figlio Francesco con Valentina Zhou, cinese di Udine, Marco ha invitato 400 persone, per un terzo soltanto immigrati cinesi, più miss Padania e miss Italia in Cina. È diventato famoso per la sua amicizia con il governatore leghista Luca Zaia, che ha appoggiato apertamente durante la campagna elettorale con inserzioni sui giornali locali alle ultime amministrative. Il pranzo di Capodanno di Zaia nel suo ristorante ha sollevato un vero e proprio polverone tra i leghisti sostenitori di Zaja. Che, al pari di Marco Lishui, non ha fatto un plissè. Sono amici e non ne hanno mai fatto mistero.
Milano
Luigi Sun
L'imprenditore defilato dalla comunità
Luigi Sun è un punto fermo nella comunità cinese italiana integrata, viste le ramificazioni della famiglia Sun, che si dipanano da Milano a Roma. Quando è morto suo padre ultraottantenne i Sun hanno chiesto e ottenuto nonostante la zona a traffico limitato di far passare il funerale lungo via Paolo Sarpi, la Chinatown milanese. Luigi è titolare di una società che importa la metà del cibo e dei prodotti etnici italiani. Alle cerimonie di Cathay pacific, ad esempio, è invitato di rigore, in quanto imprenditore e basta. Spesso partecipa con sua sorella Carmen. I loro genitori hanno aperto a Milano il primo ristorante cinese, la Muraglia. Sun è defilato rispetto a certe dinamiche della comunità. Ad esempio, sulla delocalizzazione dell'ingrosso ha seguito la sua strada e ha creato da anni ormai il suo polo logistico a Peschiera Borromeo, sfilandosi dalle diatribe che invece ancora attanagliano la comunità.
Fermo
Steven Luo
La passione per le scarpe si fa business
Steven Luo è un trentenne che ha costruito le sue fortune imprenditoriali organizzando la manifestazione Miss China in Italy, concorso di bellezza per giovani cinesi che si svolge di norma a Venezia, al Casinò. È stato protagonista di un documentario, Miss Little China, che accendeva un faro sulle dinamiche delle Chinatown italiane. Ma Steven ha il fuoco sacro dell'imprenditorialità. Le scarpe, soprattutto, per le quali nutre una vera passione e che lo fanno gravitare nelle Marche. La passione è diventata business: Steven è riuscito ad aprire a Pechino durante l'Expo Rinascimento italiano, uno store con le marche del distretto calzaturiero fermàno. Nella capitale ha organizzato una sfilata (in questo è davvero uno specialista) di modelle e modelli che in testa portavano cappelli eccentrici a forma di scarpe. Il suo entusiasmo ha contagiato perfino le autorità della regione.
Milano
Marco Jubin
Il cameriere diventato «padrone»
Marco Jubin, quando arrivò dallo Zhejiang, seguì il solito percorso. C'è chi se lo ricorda ancora servire ai tavoli di una trattoria italiana come cameriere alle prese con un italiano incerto. Oggi Jubin è uno dei più influenti uomini d'affari della comunità, con ingenti investimenti in patria, un nuovo grande ristorante, Xier, in zona stazione centrale a Milano. Locale molto ampio, clientela selezionata. Jubin ha animato tutte le feste del Capodanno cinese, finchè si sono fatte, ovviamente. Perchè lui è tra quelli che decidono se si fa oppure no. In quindici anni è passato da zagong a laoban, un caso da manuale, di cinese che riesce a farsi largo e a creare un'attività fiorente. Ogni volta si aggiunge un pezzo: da cibo cinese a cibo anche giapponese. I suoi figli sudiano a Milano, in collegio, pronti, un giorno a muoversi anche in Cina cogliendo le opportunità che lì si potranno presentare.
Prato
Giu Lin
L'unico cinese iscritto a Unindustria
Xu Qiu Lin, detto Giulin, quarantasei anni, è l'imprenditore della Giupel che a Prato, finora, è rimasto il primo e unico iscritto alla Confindustria locale. Vanta il primato che spicca ancor di più se si pensa che gli imprenditori cinesi nella zona brulicano. Se Giulin facesse proseliti, Prato cambierebbe faccia. Purtroppo l'impresa
resta in salita.
Così lui si è imbarcato in un'altra impresa molto interessante e dispendiosa ma che ha come scenario la madrepatria: a Quanjiao in Cina a 40 chilometri da Shanghai, ha investito in un business da 30 milioni di euro, si è messo in società con imprenditori locali per creare un'oasi dell'export del made in Italy. Che sarà completata, dichiara al settimanale pratese It's China diretto da Marco Wong, attualmente presidente onorario di Associna, entro il 2011.

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