Le nuove coperture per garantire l'«invarianza dei saldi» della manovra in discussione al Senato saranno individuate per gran parte sul fronte fiscale. La faticosa caccia ai 4 miliardi che, dopo le modifiche annunciate lunedì nel vertice di Arcore, tuttora mancano all'appello sta dunque per chiudersi facendo ricorso a un nuovo pacchetto di misure antievasione per circa 2 miliardi, cui comunque dovrebbero affiancarsi i risparmi attesi dalla nuova formulazione dell'emendamento sulle pensioni all'esame dei tecnici dell'Economia, dalla riforma della giustizia civile e dalla riorganizzazione degli uffici giudiziari.
L'arma di riserva resta l'aumento di un punto dell'aliquota ordinaria dell'Iva, che potrebbe propiziare 3,7 miliardi attraverso uno spostamento di beni nelle tre attuali aliquote del 4, 10 e 20%, ma al momento l'ipotesi è ritenuta improbabile da diversi esponenti della maggioranza.
La rinuncia ai risparmi (1,5 miliardi a partire dal 2013), attesi dalla norma sullo scomputo degli anni di università riscattati e del servizio militare ai fini del calcolo dell'effettiva anzianità contributiva, ha imposto una ricognizione aggiuntiva sul fronte delle coperture. Si tratta di compensare il venire meno del «contributo di solidarietà» del 5% sui redditi superiori a 90mila euro e del 10% oltre i 150mila euro (3,8 miliardi) e l'annunciata riduzione dei tagli a carico degli enti locali (2 miliardi).
Si agirà pur sempre sulla leva fiscale, attraverso il nuovo pacchetto antievasione ed elusione. Copertura garantita? Il buon senso, prima ancora del rispetto puntuale delle norme di contabilità pubblica, imporrebbero di non "prenotare" anzitempo gettito futuro che comunque appare di difficile quantificazione ex ante. Ma l'esigenza di far quadrare i conti, unita all'urgenza, ancora una volta appaiono predominanti. Del resto, la prassi a utilizzare i proventi attesi dalla lotta all'evasione a beneficio delle manovre di finanza pubblica è prassi ormai ricorrente. Da Bruxelles non dovrebbero giungere al riguardo obiezioni, poiché comunque quelle che si mettono in cantiere dovrebbero essere entrate strutturali. A patto naturalmente che si tratti di un gettito assolutamente certo. Diverso sarebbe il discorso qualora si prospettasse malauguratamente l'ipotesi di un nuovo condono, in quanto si tratterebbe di un'entrata una tantum. Da questo punto di vista, l'invito giunto a più riprese dalla commissione europea è a far fronte solo con entrate permanenti.
D.Pes.
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