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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2011 alle ore 19:47.

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Viviane RedingViviane Reding

Plauso dall'Europa per la legge Golfo-Mosca. Desolata per non essere riuscita essere presente fisicamente, Vivian Rreding, vicepresidente della Commissione Europea, attraverso un corposo e sentito intervento scritto si è congratulata con Lella Golfo e Alessia Mosca per avere introdotto in Italia una legislazione solida in grado di incrementare il numero di donne ai vertici delle strutture organizzative.

Il seminario della Fondazione Bellisario è stato una nuova occasione per Vivian Reding, che da sempre ha a cuore le questioni della leadership femminile, per ribadire che l'uguaglianza di genere è uno dei principi fondanti dell'Europa. «L'anno scorso ho presentato la Strategia di uguaglianza che delinea le priorità per i prossimi 5 anni, che attengono alle sfide per la crescita economica e per il contrasto del declino demografico», ricorda.

«Non dimentichiamo i risultati di ricerca di prestigiose realtà come McKinsey e Deutzsche Bank che hanno provato la correlazione positiva tra la presenza femminile in posizioni di rilievo e il rendimento delle donne. Sarebbe uno spreco economico e sociale non coinvolgere questa ricchezza che costituisce un valore aggiunto. Visto il tasso di occupazione femminile europeo fermo al 62% è chiaro che bisogna agire lì per raggiungere l'obiettivo generale del 75% (per uomini e donne) di occupazione entro il 2020».

«Purtroppo, più in alto si guarda in azienda e più bassa è la percentuale di donne. In Europa, nel 2010 un'azienda su tre non aveva donne in cda», riferisce Reding. Per questo, al di là delle misure legali introdotte finora da Norvegia, Spagna, Francia, Olanda, Belgio e Italia, Vivian Reding a marzo scorso ha inviato una raccomandazione a tutte le aziende europee affinché si adeguassero spontaneamente agendo sull'uguaglianza di genere. «Ho chiesto un impegno a aumentare volontariamente – sottolinea - la rappresentanza femminile al 30% entro il 2015 e al 40% entro 2020. Ma finora solo in 40 hanno firmato. A febbraio valuterò la situazione e, se non ci saranno le condizioni per raggiungere quegli obiettivi, la Commissione esplorerà misure mirate a migliorare l'equilibrio di genere».

Perché è così importante investire sull'uguaglianza di genere? Per la risposta è intervenuta anche il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna. «Attraversiamo un periodo di profonda crisi economica interna che ci obbliga a prendere decisioni a volte anche dolorose ma ci offre opportunità», dice. «Credo, e non sono fortunatamente la sola anche nella compagine governativa, che una delle prime sfide da affrontare è ripartire dalle donne, investire su di loro per ricominciare a crescere. Non è solo questione di equità e giustizia, ma anche un vantaggio economico perché le donne sono portatrici di una carica in più per ogni settore della società. Da loro non si può prescindere», sottolinea.

«Non si può negare che anche negli ultimi tre anni molta strada è stata percorsa, e la legge sulle quote di genere ne è il capitolo principale. Ma molto resta da fare come ha recentemente ammonito il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sottolineando squilibri e ritardi ancora evidenti. Chi come me ricopre ruoli di responsabilità non può non portare aventi battaglia molto lunga che investe settori ancora dominati da forti pregiudizi e stereotipi che riguarda l'organizzazione del lavoro e della vita familiare e una cultura ancora non amica delle donne. Ma a chi continua a storcere il naso bisogna ricordare i dati che ci hanno spinti a sostenere convintamente questa legge».

La legge sulle quote di genere è uno straordinario esempio d'innovazione sociale e istituzionale. Non a caso uno dei principali obiettivi della strategia Europa 2020 è la «crescita inclusiva». La scommessa dell'Unione europea è far ripartire le economie aprendo il mercato del lavoro a coloro che ne sono esclusi. Donne e giovani in primo luogo. «L'apprezzamento dei 27 Governi Ue ci rende fiduciosi di aver intrapreso la strada giusta – commenta Lella Golfo a margine dei lavori - . Ma qualunque misura sarà inutile se non riusciremo ad affermare una cultura della crescita sostenibile, che significa prima di tutto fare i conti col contesto internazionale e rinunciare a difendere piccoli e grandi interessi e corporazioni, avere il coraggio di scommettere sulle proprie idee, pensare in grande e agire in rete. Significa puntare sulle donne, nella consapevolezza che il loro contributo genera circoli virtuosi per l'occupazione, la produzione, il consumo, l'investimento».

Sul valore delle donne per lo sviluppo economico e sociale si sono confrontate, nel secondo momento della prima giornata del seminario, Gabriella Alemanno, direttore generale dell'Agenzia del Territorio, Cristina Rossello, avvocato e presidente del progetto "Donne e Futuro", Paola Severini, direttore responsabile di Angelipress, Antonella Stasi, vicepresidente della Regione Calabria, Daniela Viglione, amministratore delegato di AGI, Donatella Visconti, presidente di Banca Impresa Lazio.
Nuove testimonianze e best bractise nell'ultima sessione, domani mattina a palazzo Clerici.

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