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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2012 alle ore 18:19.

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Entro il 2050, ci saranno molto probabilmente più di nove miliardi di persone. Se queste persone saranno più ricche di quelle attuali (e cioè in grado di usare più energia per persona), il totale delle emissioni a livello mondiale potrebbe raddoppiare o addirittura triplicare. Questo è il grande dilemma: abbiamo bisogno di emettere meno CO2, ma siamo su una strada che porta globalmente verso emissioni molto maggiori.

Dovremmo preoccuparci di tale scenario, perché se si prosegue sul percorso dell’aumento delle emissioni globali è quasi certo che questo sarà causa di caos e sofferenze per miliardi di persone poiché saranno colpite da un diluvio di siccità, ondate di calore, uragani e altro ancora. Abbiamo già sperimentato l’insorgenza di tali condizioni miserevoli negli ultimi anni, con una gran quantità di devastanti carestie, inondazioni e altri disastri legati al clima.

Quindi come può la gente di tutto il mondo –soprattutto la gente povera- beneficiare di una maggiore quantità di elettricità ed avere più accesso a mezzi di trasporto moderni, in modo, però, da salvaguardare il pianeta piuttosto che distruggerlo? La verità è che non siamo in grado di farlo – a meno di non migliorare notevolmente le tecnologie che usiamo.

Abbiamo bisogno di utilizzare l’energia molto più saggiamente nel periodo di passaggio da combustibili fossili a fonti energetiche a basso consumo di carbonio. Tali decisivi miglioramenti sono certamente possibili ed economicamente realistici.

Si consideri l’inefficienza energetica di un’ automobile, per esempio. Al momento, muoviamo circa da 1000 a 2000 chilogrammi di macchinari per trasportare una sola o poche persone, ognuna del peso di circa 75 kg (165 lbs). E lo facciamo utilizzando proprio un motore a combustione interna che utilizza solo una piccola parte dell’energia liberata dalla combustione della benzina. La maggior parte dell’energia viene persa come calore di scarto.

Si potrebbe quindi ottenere una riduzione enorme delle emissioni di CO2 attraverso la conversione in veicoli piccoli e leggeri, alimentati a batteria, da far funzionare con motori elettrici ad alta efficienza e caricati da una fonte energetica a basso consumo di carbonio come quella solare. Ancora meglio, il passaggio a dei veicoli elettrici ci permetterebbe di utilizzare tecnologie informatiche innovative per renderli intelligenti – abbastanza intelligenti anche per guidarsi da soli utilizzando avanzati sistemi di elaborazione dati e di posizionamento.

I vantaggi delle tecnologie informatiche e della comunicazione si possono riscontrare in ogni campo delle attività umane: una migliore agricoltura con l’uso del GPS (Global Positioning System – Sistema di Posizionamento Globale) ed il micro dosaggio dei fertilizzanti; produzione di precisione; edifici che sanno come risparmiare energia; e naturalmente, l’innovativa potenza di Internet capace di cancellare le distanze. Il cellulare a banda larga è già in grado di connettere anche i paesi più distanti delle zone rurali dell’Africa e dell’India, riducendo così in modo significativo le necessità di viaggio.

I servizi bancari sono ormai effettuati per telefono, e così pure crescenti aspetti della diagnostica medica. Libri elettronici vengono trasmessi direttamente su dispositivi elettronici, senza bisogno di librerie, viaggi e l’ingombro e la carta dei libri fisici. Anche l’istruzione è sempre più on line, e presto consentirà agli studenti di ricevere ovunque un’istruzione di prim’ordine quasi azzerando i costi marginali.

Eppure, dal punto in cui siamo raggiungere lo sviluppo sostenibile non sarà solo una questione di tecnologia. Ma sarà anche questione di incentivi di mercato, norme governative, e sostegno pubblico alla ricerca e allo sviluppo. Ma, fondamentale ancor più delle politiche e della governance sarà la sfida dei valori. Dobbiamo capire che il nostro è un destino condiviso, ed abbracciare lo sviluppo sostenibile come impegno comune verso un’esistenza dignitosa per tutti gli esseri umani, oggi e in futuro.
Jeffrey D. Sachs è Professore di Economia e Direttore dell’Earth Institute presso la Columbia University. Inoltre è Consulente Particolare del segretario Generale delle Nazioni Unite riguardo agli Obiettivi di Sviluppo per il Millennio.
Copyright: Project Syndicate, 2012.www.project-syndicate.orgTradotto dall’inglese da Roberta Ziparo

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