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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2012 alle ore 07:52.
Il Tpi valuta la competitività dei Paesi nel commercio mondiale non solo in base alle quote di mercato o al valore assoluto del saldo commerciale ma anche in relazione al livello di diversificazione dei mercati e dei prodotti e all'export pro capite. Ed è soprattutto grazie ad un eccellente posizionamento sotto questi profili che l'Italia si aggiudica tanti primi e secondi posti settoriali per competitività. Ma il nostro Paese, nonostante debba competere con colossi come Germania, Giappone, Cina e Corea del Sud, fa la sua bella figura anche nelle graduatorie relative ai valori assoluti dei surplus commerciali. In particolare, l'Italia è terza al mondo per attivo nella meccanica non elettronica e nella filiera pelle-calzature.
Nel 2011 abbiamo fatto ancor meglio che nel 2010. Infatti, secondo gli ultimi dati Istat, lo scorso anni i principali settori attivi della meccanica, della moda e dell'arreedo-casa hanno assicurato all'Italia un surplus commerciale con l'estero di ben 91 miliardi di euro. Segno che, al di là dei problemi strutturali che noi tutti ben conosciamo, c'è un'Italia viva che compete con successo, su cui far leva per costruire il nostro rilancio.
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