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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2012 alle ore 06:43.

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L'altro grande capitolo oscuro per i Nimby sono gli impianti per il trattamento dei rifiuti speciali e industriali: sono 48 e sono il 14,5%, in netto calo rispetto allo scorso anno. Sono stabili al 10% i temovalorizzatori, mentre aumentano dal 5 al 7,3% le discariche che nessuno vuole. La comunicazione in tutti i casi, nel bene e nel male, sembra un'arma potentissima. Un esempio arriva da Trento dove «venne fatta una campagna sulla raccolta differenziata e sul riciclo che ha portato a un raddoppio in 2 anni: la raccolta differenziata è infatti passata dal 24 al 48%», ricorda Alessandro Beulcke, presidente di Aris, l'associazione che promuove l'Osservatorio Nimby forum.

Sono storie note perché spesso si impongono sulle prime pagine della stampa locale e nazionale, la fonte attraverso cui il Nimby forum misura il grado di tensione. Messe insieme però restituiscono l'idea di un paese bloccato «dalla politica di corto respiro – interpreta Beulcke –. Oggi però abbiamo l'occasione di un governo tecnico che dovrebbe disinteressarsi al consenso elettorale a cui sono invece molto interessati i politici locali. E quindi prendere decisioni tecnicamente corrette». A guidare il fronte della protesta non ci sono più i Comitati che sono il 18,9%, in calo dal 25,4% del 2010, ma i soggetti politici locali che si fanno promotori di contestazioni nel 26,7% dei casi.

L'ultimo anno, però, ha portato l'attenzione su un fenomeno nuovo, quello delle Smart city europee e italiane «città come snodi di sostenibilità e innovazione, fondati su una reale condivisione delle scelte con i cittadini», continua Beulcke. Potrebbe essere questa la via per abbandonare la strumentalizzaizone politica delle legittime preoccupazioni della cittadinanza «a favore di un autentico percorso di partecipazione che è il più efficace antidoto contro la sindrome Nimby», dice Beulcke. Il volume di quest'anno lancia il messaggio con le interviste a tre sindaci, quello di Roma, Gianni Alemanno, quello di Torino, Piero Fassino e quello di Milano, Giuliano Pisapia.

Il coinvolgimento e la comunicazione, dunque. Corretta, tecnica, però. Insomma «quella che non si fa in Italia dove l'informazione scientifica è per gli addetti ai lavori e non viene pensata in chiave divulgativa», spiega Beulcke. Sulla scia della non conoscenza o della conoscenza sommaria però i timori si moltiplicano, spesso senza ragione. Al primo posto nella classifica del Nimby forum c'è la paura per il possibile impatto sull'ambiente dell'opera con il 29,1%. Al secondo ci sono le preoccupazioni per l'eventuale incidenza sullo stile e la qualità della vita dei cittadini, dovuta al rumore, agli odori, all'effetto negativo sul mercato immobiliare (22,4%).

E poi la burocrazia e i problemi dovuti a carenze procedurali legati all'iter autorizzativo e allo scarso coinvolgimento dei soggetti interessati (19%). Nei coni d'ombra normativi e burocratici non mancano i politici che tessono fili di riflessioni che vanno avanti anni. I rigassificatori sono un esempio molto chiarificatore. Beulcke cita il caso del governatore siciliano Raffaele Lombardo e del rigassificatore di Priolo «dove c'è un progetto che va avanti da 6 anni. L'impresa ha passato tutte le autorizzazioni possibili ma dopo 6 anni si attende il decreto regionale e Lombardo dice che ha bisogno di prendersi tempo per riflettere». E il paese si blocca.

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