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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2012 alle ore 07:00.

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Senza ulteriori e imprevisti peggioramenti del contesto internazionale i flussi di acquisto sui titoli di Stato italiani sembrano destinati ad aumentare, almeno sulla parte lunga della curva dei rendimenti: i prezzi saliranno mentre i tassi e il relativo costo di finanziamento per il Tesoro si ridurranno in modo proporzionale. Per le scadenze fino ai 2 anni, invece, le prossime settimane potebbero essere improntate ad una sostanziale stabilità, anche considerando i rally di cui i titoli a breve termine sono stati protagonisti dall'inizio del 2012.

Ad Ovest, è Verona città-cerniera tra pedemontana veneta e lombarda e snodo strategico di traffici commerciali e militari verso la potente Germania. Verona, con la sua polisettorialità, coltiva reti più orientate alla Lombardia e all'asse del Brennero che al Veneto centrale. La città è snodo di una piattaforma logistica di rilevanza europea imperniata sul Quadrante Europa e connessa con Mantova e Trento grazie alla gamma delle modalità di trasporto: le autostrade del Brennero e Serenissima, la linea ferroviaria per il Nord Europa e il raccordo sull'asse Trieste-Torino, l'aeroporto Catullo ed il sistema della navigazione interna.

A Nord il Veneto alpino della Belluno della Luxottica leader globale, ma anche attenta all'intreccio tra green economy (qualità della vita+qualità delle utility), cultura e turismo di qualità incardinato su filiere agroalimentari d'eccellenza.
Ma l'architrave del Veneto in connessione con la megalopoli padana è l'asse pedemontano tra Vicenza e Pordenone e il triangolo Padova-Venezia-Treviso. Non una città quanto, piuttosto, un melting pot di campanile e cultura urbana, mix produttivo in cui alla vocazione manifatturiera di Treviso e Vicenza si affianca la crescita del terziario della conoscenza a Padova e il richiamo di Venezia, porta culturale e turistica globale.

È il magnete di mezzo che visto dall'alto, dal satellite, è metà città infinita e metà megalopoli. Nei fatti uno spazio incompiuto, una città-regione che non c'è. È il cuore di una transizione terziaria e postmaterialista del Veneto che nel corso dell'ultimo decennio ha iniziato a produrre anche un tessuto di professionisti, editoria, eventi diffusi convergenti nel costruire una nuova rappresentazione della società veneta fuori dalla tradizionale matrice culturale manifatturiera.
Il magnete di mezzo per attrarre e tenere ha però bisogno di una alleanza contado-città incardinata su tre soggetti emblema della transizione in corso: le nuove élite del terziario riflessivo; i sindaci dei centri medi e piccoli dell'urbanizzazione diffusa a cui è rimasto in mano il cerino acceso della qualità della vita e dello sviluppo (compresi i troppi capannoni e centri commerciali da riconvertire); il nucleo di élite di neoborghesia a capo di quella media impresa globale che pur nelle difficoltà rappresenta il soggetto trainante dell'innovazione e dell'apertura del sistema economico.

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