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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2012 alle ore 14:56.

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Un altro argomento è che il sistema UE creerà distorsioni che favoriscono gli operatori dominanti (a quali saranno dati i permessi a titolo gratuito) e i voli non diretti (in quanto verrà tassato solo l’asse da e verso la UE). Anche questo è corretto, ma perché la distorsione venga eliminata, i paesi partner dovrebbero adottare lo stesso schema.

Infine, gli oppositori del regime dell’UE sostengono che il contributo alla riduzione delle emissioni dei paesi in via di sviluppo dovrebbe essere meno importante di quello dei paesi avanzati, poiché questi hanno contribuito in misura di gran lunga inferiore all’ammontare di gas serra esistente. Ma questo problema potrebbe facilmente essere risolto attraverso negoziati per l’allocazione dei permessi. In effetti, l’UE sostiene in modo esplicito come soluzione migliore un accordo mondiale, negoziato in un quadro multilaterale.

L’argomento davvero importante contro la decisione europea è quello che riguarda i secondi fini. I partner commerciali non vogliono arretrare, perché nutrono il sospetto che negli anni a venire il cambiamento climatico servirà come pretesto per politiche protezionistiche. In effetti, il cambiamento climatico rappresenta per molti versi l’appiglio perfetto che gli oppositori del libero scambio hanno a lungo cercato, e vi è il rischio concreto che verrà usato in modo malizioso.

Quindi la prudenza è pienamente giustificata. Ma i problemi derivanti dalle contraddizioni delle politiche nazionali sul clima sono reali. Emergono non appena le emissioni nazionali sono tassate in qualche parte del mondo (o, in modo equivalente, non appena sono imposte delle quote), perché i produttori nazionali a quel punto sostengono di essere svantaggiati sul piano del commercio internazionale.

Inoltre, non è esente da rischi il fatto di respingere in modo sommario gli argomenti europei a causa del sospetto di un programma protezionista. Se la controversia fosse percepita dall’opinione pubblica europea come un conflitto tra il libero scambio e l’ambiente, il libero scambio rischierebbe di perdere.

I partner europei non dovrebbero presumere che il commercio detenga automaticamente la precedenza sulle considerazioni climatiche. Invece, dovrebbero focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su argomenti validi. Ad esempio, è molto più facile per i paesi avanzati ridurre le emissioni senza alcuno sforzo, semplicemente esternalizzando la produzione di beni ad alta intensità di emissioni ai paesi emergenti ed in via di sviluppo. In questo modo, possono raggiungere obiettivi rigorosi senza ridurre il contenuto di carbonio del loro consumo.

Il dibattito che vede contrapposti il commercio ed il clima è fondamentale per l’economia mondiale. La tassa europea sui trasporti aerei offre l’occasione di lanciarlo in modo concreto e razionale. È un’opportunità che non andrebbe persa.
Jean Pisani-Ferry è Direttore di Bruegel, un istituzione think tank di economia internazionale, Professore di Economia presso la Université Paris-Dauphine, e membro del Consiglio di Analisi Economica del Primo Ministro francese.
Copyright: Project Syndicate, 2012.www.project-syndicate.orgTradotto dall’inglese da Roberta Ziparo

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